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Smart working: nuova forma del lavoro dipendente

di Nicola Santangelo

Pubblicato 25 Febbraio 2016
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:38

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Si chiama lavoro agile ma chi preferisce usare l’espressione anglosassone può chiamarlo smart working. Rimane il fatto che il lavoro agile rappresenta l’occasione giusta per raggiungere il perfetto equilibrio della work life balance ossia la conciliazione di vita e lavoro dipendente. Ne parliamo poiché l’argomento è oggetto di discussione in Senato ed è disciplinato dal Ddl collegato lavoro.

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Lo smart working è la prestazione lavorativa svolta da remoto con l’ausilio di computer o smartphone aziendali. E’ una scelta fatta in sintonia tra datore di lavoro e lavoratore dipendente in cui quest’ultimo si impegna a portare avanti uno specifico progetto utilizzando gli strumenti messi a disposizione dall’azienda ma senza l’obbligo di presenza in ufficio. Per la prestazione svolta il lavoratore ha diritto al medesimo trattamento economico e normativo dei colleghi che svolgono la stessa mansione all’interno dell’azienda. L’obiettivo dello smart working è quello di incrementare la produttività e agevolare, al contempo, la conciliazione di vita e lavoro. L’accordo di smart working deve avvenire per iscritto e deve individuare, fra l’altro, i tempi di riposo, la durata massima dell’orario giornaliero e settimanale. Tra gli obblighi del lavoratore rientrano la cura e la custodia degli strumenti forniti dall’azienda per lo svolgimento della prestazione lavorativa. Tra i diritti, invece, rientrano la tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. È questa la nuova forma di lavoro dipendente o almeno quella che da qui a breve potranno svolgere i lavoratori del settore pubblico e privato. Si lavora per obiettivi, si punta alla produttività e si adotta un’organizzazione completamente diversa, con nuove regole e nuovi ritmi.