Un allarme di enormi dimensioni è stato lanciato recentemente da Tito Boeri, presidente dell’INPS: i giovani trentenni di oggi saranno obbligati a lavorare fino a 75 anni e percepiranno pensioni ridotte. Insomma da 30 a 75 anni faremo un full immersion negli uffici. Quarantacinque anni di lavoro ininterrotto per ottenere poi un assegno ridotto del 25% rispetto ai valori attuali. Il che è quanto dire visto che i pensionati di oggi sono costretti a lavorare anche dopo essere stati messi a riposo. Figuriamoci la situazione che dovranno affrontare i giovani di oggi quando si troveranno a percepire una pensione ridotta. E tutto questo supponendo che all’età di trent’anni si abbia già un lavoro. Se teniamo conto degli ultimi dati ISTAT ci sarebbe da preoccuparsi seriamente.
=> Pensioni e pensionati in Italia: dati ISTAT
Lavorare fino a 75 anni per avere in cambio una pensione ridotta. E’ allarmante. Secondo il numero uno dell’INPS, i giovani di oggi percepiranno una pensione inferiore del 25% rispetto alla generazione precedente, pur lavorando fino a 75 anni. E questa è la più rosea delle aspettative ossia nell’ipotesi che i giovani trentenni abbiano già cominciato a lavorare. Perché altrimenti i tempi si allungano e, di riflesso, l’assegno rimpicciolisce. Diviene, quindi, di fondamentale importanza cominciare a lavorare fin dai trent’anni e accantonare contributi ai fini pensionistici. Ma anche sul fronte del lavoro arriva una batosta. E questa volta a sferrarla è l’Istat: a ottobre 2015 il tasso di disoccupazione è fermo all’11,5%. Secondo l’Istituto di Statistica, dopo la crescita registrata tra giugno e agosto (+0,5%) e il calo di settembre (-0,2%), a ottobre 2015 la stima degli occupati diminuisce ancora dello 0,2% (-39.000). Insomma, se è vero che tutta l’Italia si sta mettendo in moto per uscire dalla crisi, il settore occupazionale è ancora con il freno a mano tirato. Ma c’è di più: la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta ancora nell’ultimo mese dello 0,2% (+32.000 persone inattive). Inoltre a ottobre il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, ossia la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi, è pari al 39,8%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Il premier Matteo Renzi, tuttavia, è sicuro che l’economia si sta rimettendo in moto e che dopo tre anni di Pil negativo quest’anno potremo godere di un dato positivo. Sarà un successo se chiudiamo allo 0,9%. Ma una crescita dello zerovirgola può essere sempre considerata una crescita?