Campagna elettorale agli sgoccioli: gli Italiani sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo Governo, ossia la squadra politica deputata ad azionare l'acceleratore per la ripresa economica.
I candidati presentano programmi ricchissimi negli argomenti ma poveri nei contenuti, millantano ricette e soluzioni per condurre l'Italia fuori dalla crisi – ma perché non ci hanno pensato prima? – con la maestria di giocolieri e illusionisti.
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Peccato che il trucco del coniglio è vecchio quanto il mondo e gli Italiani sembrano stanchi di questi finti incantesimi.
Abbiamo accettato le imposizioni dell'Unione Europea e della Germania con spirito di sacrificio, abbiamo sopportato manovre da lacrime e sangue, abbiamo allungato i tempi per andare in pensione, abbiamo rinunciato alle vacanze per versare fino all'ultimo centesimo di tasse all'Erario.
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Ci siamo privati di parecchie cose e, se è vero che ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole, aver contribuito a salvare l'Italia comporterebbe la promessa che da ora in avanti la crescita è assicurata.
Già , la crescita: questa sconosciuta nei programmi, focalizzati piuttosto su promesse strappa-voti: abolizione IMU tassando i capitali detenuti nelle banche elvetiche (servirebbero anni per raggiungere un accordo), condono tombale a vantaggio dei soliti evasori e così via.
Occorre puntare alla crescita nel modo più immediato ed efficiente possibile, cominciando dallo snellimento della burocrazia (per ottenere un DURC le imprese attendono anche 30 giorni) e dalla promozione dell’Export (è proprio necessario avere l'euro a 1,35 contro il dollaro?) Un super euro zavorra le esportazioni).
Proposte semplici, concrete. Con cui comprare qualche voto in meno ma aiutare un po’ di più l’economia del Paese.