Tratto dallo speciale:

Pensione: giovani preoccupati, adulti scoraggiati, tutti poco informati

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Febbraio 2013
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

logo PMI+ logo PMI+

I giovani sono preoccupati per la loro futura pensione, ritengono che sarà  troppo bassa per vivere, e non hanno fiducia nemmeno nella previdenza complementare, che comunque conoscono poco. Sono i risultati dell’indagine “Promuovere la previdenza complementare come strumento efficace per una longevità  serena“, realizzata dal Censis per la Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione), da cui emerge anche lo scoraggiamento dei lavoratori in età  più adulta e, novità  degli ultimi anni, dei dipendenti pubblici. Va anche detto che al pessimismo si accompagna una generale mancanza di informazione, una sorta di “analfabetismo finanziario” che non riguarda solo prodotti non semplicissimi, come ad esempio i fondi pensione, ma nozioni di base come gli interessi sul conto corrente o l’inflazione. Vediamo i dati.

=> Leggi perché la pensione fa paura agli italiani

I giovani fra i 18 e i 34 anni sono convinti che quando andranno in pensine prenderanno circa la metà , il 53,6%, del loro reddito da lavoro. C’è anche un 30% che prevede un assegno inferiore alla metà  del reddito attuale.

=> Leggi: pensioni e reddito, l’sos dei giovani professionisti

Fra le forme di risparmio integrative a cui pensano, il 38,8% indica investimenti mobiliari (38,8%), il 19% il mattone, e il 17,4% pensa a forme di previdenza complementare.

In vista della pensione, comunque, i sentimenti prevalenti sono preoccupazione e paura: il 39,4% dei giovani lavoratori ha un percorso contributivo discontinuo, il 34,4% ha paura di perdere il lavoro, il 32,7% di diventare precario e versare contributi in modo saltuario.

Una novità  è rappresentata dal fatto che analoghe preoccupazioni si riscontrano fra i dipendenti pubblici, segno che il posto fisso è sempre più considerato a rischio: il 21,4% dei dipendenti pubblici teme di perdere il lavoro e di non riuscire a versare i contributi, il 24,1% di finire nel precariato e di poter versare i contributi solo in modo intermittente, il 21,3% ha paura di non avere abbastanza reddito per finanziare forme integrative della pensione pubblica. Questi dati non riguardano più solo i giovani. Nel privato, il numero di chi teme di perdere il posto è al 40,8%, a cui si aggiunge il 24,5% che tee di diventare precario.

In genere, c’è una diffusa consapevolezza che si andrà  in pensione oltre i 70 anni, anche se la stragrade maggioranza vorrebbe invece ritirarsi prima: il 31,2% addirittura prima dei 60 anni, il 46% tra 60 e 63 anni.

E veniamo più specificamente alla previdenza complementare: il 42% dei lavoratori ritiene che la soluzione ideale sia il sistema misto (pensione pubblico e integrazione privata), fra gli autonomi la percentuale sale al 47%. Ma a scarseggiare è la conoscenza della previdenza complementare: 16 milioni di lavoratori italiani non sanno come funziona.

Sul cosiddetto secondo pilastro ci sono diverse resistenze. Le più frequenti: il 41% dichiara di non poterselo permettere, il 28% non si fida di questi strumenti, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in azienda.

=> Confronta: fondi pensione vs Tfr

In sintesi, la previdenza complementare italiana fatica a decollare per un mix di scarsa cooscenza, poca fiducia, difficoltà  economica.

=> Leggi come la Corte dei Conti vuole rilanciare la previdenza complementare

In realtà , l’analfabetismo finanziario non si ferma alla previdenza integrativa: il 47% dei lavoratori italiani non comprende gli effetti dell'interesse sul capitale in un normale conto corrente, il 49% non sa come varia il potere d'acquisto del proprio reddito a fronte dell'incremento dei prezzi (cioè non capisce l'inflazione), il 47% non conosce la differenza di rischio fra azioni di borsa e fondi comuni d'investimento.

Sembra incredibile, ma neanche studiare economia all'università  aiuta molto: il 30,6% dei lavoratori laureati in economia non conosce gli effetti degli interessi sul capitale, il 39,2% non sa come funziona l'inflazione, il 16% non distingue il rischio di un investimento in azioni da uno in quote di un fondo comune.