Imprese di famiglia, ricette anti-crisi

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Settembre 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

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Ottica di lungo termine, solide performance, coesione familiare, sostenibilità  finanziaria e sociale: sono i punti forti delle imprese familiari, grazie ai quali queste aziende hanno ampiamento battuto la crisi. Lo rileva uno studio del Credit Suisse Research Institute, secondo cui il 60% delle imprese di famiglia a livello internazionale ha registrato nel 2011, in piena crisi, ricavi in aumento oltre il 5%. Non solo: c’è un indice, il Credit Suisse Family Business Index, dedicato a questa tipologia di imprese, che negli ultimi cinque anni (quindi in pratica lungo l’intero arco della crisi) ha sovraperformato dell’8% rispetto ai listini azionari dei paesi corrispondenti. La ricerca è partita da un sondaggio su 280 aziende con diverse caratteristiche (quotate e non, piccole e grandi, antiche e recenti), dislocate in 33 paesi (soprattutto europei o economie emergenti).

Ebbene, lo studio ha cercato di capire come le imprese familiari hanno affrontato la congiuntura economica negativa degli ultimi anni, quali ricette anti crisi hanno messo in campo e quali risultati hanno raggiunto. Solo il 15% delle imprese di famiglia ha indicato la crisi del debito europea come la preoccupazione principale. Il problema numero uno è considerato l’ambiente economico, seguito dai costi in crescita e oltre il 40% delle aziende indica anche i rischi finanziari e la competizione internazionale.

Per quanto riguarda l’accesso al credito, emerge come le imprese più giovani incontrino difficoltà  maggiori rispetto a quelle con una maggior storia.

Come detto, la maggioranza delle imprese di famiglia ha registrato una performance positiva nell’ultimo anno malgrado la crisi: considerando solo le aziende dei mercati avanzati (in sostanza, Europa e Usa), il 35% delle imprese ha segnato ricavi compresi fra il 5 e il 10%, ma c’è anche un 30% che ha visto il fatturato salire del 10 o del 15%. Il 20% dichiara di aver ricavato più o meno quanto l’anno prima, e una percenuale inferiore ha invece segnato una diminuzione del giro d’affari.

Quali le strategie ritenute migliori? Al primo posto, indicata dal 70% delle aziende, la prospettiva di lungo termine del business. Interessante notare come questo sia considerato un fattore chiave più dalle imprese mature che non da quelle giovani (dove la percentuale scende al 60%). Oltre il 40% delle imprese familiari aspetta oltre un decennio per il ritorno degli investimenti. Le imprese più pazienti sono quelle che hanno l’azionista alla seconda o terza generazione, mentre quelle più giovani e viceversa, quelle alla quarta generazione, prediligono un orizzonte temporale più limitato, fra i 5 e i 10 anni.

Fattori di successo sono anche la coesione familiare, nella consapevolezza che è importante curare il passaggio generazionale. Questo è tradizionalmente un punto delicato: le giovani imprese ritengono che il fattore più importante sia la continuità  del business, mentre le imprese più mature indicano come elemento chiave il fatto di preparare il passaggio con adeguato anticipo. Importante anche coinvolgere tutti i membri della famiglia e seguire un processo strutturato.

Quanto il senior management non è composto da membri della famiglia, il segreto numero uno del successo è rappresentato da un alto livello di coinvolgimento nel processo decisionale, seguito dall’abitudine di trattare i manager come membri della famiglia (più diffusa fra le PMI) e dai compensi.