Usciremo dal tunnel nel 2013. Nel frattempo dovremo fare i conti con la crisi, con la recessione, con le misure del governo per la crescita, con le tasse più alte, il Pil ai minimi, la Borsa volatile e la disoccupazione a livelli record. Insomma va tutto male e quest'anno sarà il peggiore dal dopoguerra. Come se non bastasse si paventa anche un crollo del mercato immobiliare con buona pace per chi ha deciso negli anni scorsi di investire i propri risparmi nel mattone.
L'auto si lascia a casa e ci si sposta a piedi o con i mezzi pubblici, al supermercato si opta per le offerte speciali o i prodotti meno costosi, stop con i ristoranti o con l’abbigliamento griffato. La potremmo chiamare family spending review, una strategia adottata dalle famiglie convinte che quest'anno starà peggio dell'anno scorso.
Fra gli altri obiettivi vi è anche la dismissione della seconda casa, quella acquistata dopo tanti anni di lavoro e utilizzata solo un mese all'anno per passare le vacanze. La manutenzione è diventata troppo costosa e doverci pagare anche l'Imu diventa insostenibile. Si vende, consapevoli che si rischia di conseguire una minusvalenza compresa tra il 20% e il 50%. Insomma un salasso. Sensibile calo anche nelle costruzioni. Nel solo mese di febbraio il saldo è stato in rosso del 20,3% rispetto allo stesso mese del 2011.
Quanto alle imprese, i dati di Infocamere lanciano l'allarme: ne nascono sempre meno e ne muoiono sempre più. Il primo trimestre 2012 confrontato con lo stesso periodo dell'anno scorso ha evidenziato un saldo negativo tra l'apertura di nuove imprese e la chiusura di quelle esistenti pari a 26.090 unità contro le 9.638 dell'anno scorso. Problema ancora più grave a cui il governo dovrebbe porre un freno è che sempre più frequentemente la morte dell'impresa è preceduta da quella dell'imprenditore.
Zero crescita e zero lavoro: questa la previsione. Complici il calo della produzione, dei consumi, del Pil e del contestuale aumento della disoccupazione. In particolare quest'ultimo punto è abbastanza probabile poiché continueranno a permanere le condizioni che l'hanno causato.