Secondo il III Rapporto dell'Osservatorio nazionale di Unioncamere le esportazioni sono decisive per i distretti produttivi, che comprendono 283mila aziende e circa 1,4 milioni di addetti (il 30% del totale manifatturiero).
Nonostante la crisi, le imprese distrettuali che hanno incrementato l'Export sono passate dal 32,8% del 2010 al 38,1 % nel 2011. Il 2012 non promette bene però, e il 22% delle aziende prevede di ridurre la produzione; quasi un terzo avrò un calo degli ordini e circa un quarto potrebbe ridurre il personale.
Solo il 6% pensa di assumere.
L'unica speranza è la flessibilità unita alla qualità dei prodotti e, per circa un terzo delle imprese, a investimenti in nuove tecnologie per ridurre consumi energetici e costi generali.
Anche il recente convegno di Prato organizzato dalla Camera di commercio, si è occupato di export e credito alle pmi.
In Italia c'è un'azienda ogni sei abitanti, le piccole e medie imprese sono l'ossatura portante, ma pagano il prezzo più alto. I crediti non riscossi ammontano ormai a 100 miliardi di euro, la burocrazia è asfissiante e manca l'accesso al credito. I debitori insolventi sono la pubblica amministrazione per il 60% e i grandi clienti privati.
Il governo ha stanziato sei miliardi, anche attraverso titoli di stato, per accelerare i pagamenti della PA e potenziato il fondo di garanzia fino a venti miliardi, per coprire la capacità di credito delle banche.
Il Direttore generale di Imprese e industria della Commissione europea Daniel Calleja Crespo spinge per l'accesso delle PMI su nuovi mercati esteri, ma manca il sostegno del venture capital con le relative garanzie a supporto delle piccole aziende, dato che solo un quarto esporta nel mercato europeo e appena una su otto punta sull'export extra UE.
In ogni caso, le indagini di mercato hanno individuato aree interessanti di business.
Gli Emirati Arabi, ad esempio, sono considerati un'eccezione nel Medio Oriente per la loro apertura verso il mondo occidentale. La loro crescita è superiore al 3% annuo, i costi sono ridotti come le tasse, limitate ai dazi al 5% per import/export delle merci.
Il mercato degli Emirati offre opportunità per il tessile/abbigliamento, agroalimentare, arredamento, immobili, ICT ed energie rinnovabili. Tolleranza religiosa e società multietnica, con forte crescita di residenti europei e italiani, possono aiutare le pmi a studiare la strategia di marketing più efficace, grazie a informazioni di prima mano dai potenziali partner già radicati sul territorio.