Procedure fallimentari e mancati pagamenti all'azienda sono due fenomeni sempre più legati: secondo le stime della Cgia di Mestre, tra le aziende che dichiarano fallimento, 1 su 3 è vittima di ritardo nei pagamenti.
Nel 2011, più di 11mila imprenditori hanno portato i libri in Tribunale e 3.600 (31%) hanno cessato l'attività per non essere riusciti ad incassare le spettanze.
Negli ultimi quattro anni il ritardo medio è raddoppiato, passando da 27 a 53 giorn,i mentre si arriva a 180 giorni per i crediti verso la Pubblica amministrazione.
La Lombardia è la più colpita – con oltre il 31% di fallimenti ogni diecimila aziende attive – ma tutta l'Italia ha subito duri colpi.
Tra il 2008 e il 2011 oltre 39.500 imprese sono fallite. Giuseppe Bertolussi, segretario Cgia, invita il governo a recepire con urgenza la Direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti; anche perché la mancanza di liquidità potrebbe indurre un numero crescente di imprenditori a rivolgersi per disperazione a forme illegali di accesso al credito, con conseguenti infiltrazioni malavitose nel sistema economico. E il confronto tra 2008 e 2011 è impietoso: i fallimenti dovuti a ritardato pagamento quattro anni fa erano 1.800 su 7.238, pari al 24,9%. L'anno scorso sono diventati 3.600 su 11.615 (il 31% del totale).
La Lombardia guida la classifica con 2.613 fallimenti nel 2011, seguita dal Lazio (1.215), Veneto (1.122) e Campania che, con 1008 chiusure aziendali, occupa il quarto posto della graduatoria.
Dieci regioni registrano chiusure d'impresa che oscillano tra il 20% e il 30% ogni diecimila imprese attive. Ma anche regioni che sembrano limitare i danni come la Liguria (235 aziende in meno), devono incassare un colpo duro perché corrisponde a oltre il 16% su diecimila aziende operative. Stesso discorso per il Molise con 49 chiusure, ma che valgono il 15,2% ogni diecimila attività aperte nella regione.