La Relazione al Parlamento sullo stato della Pubblica Amministrazione 2010-2011 è un corposo volume che dà un quadro preciso sull’attuazione delle riforme in atto nella PA per raggiungere l’obiettivo di aumentare la produttività e l’efficienza.
L’accento tuttavia va al sacrificio che “con le misure prese in materia di contrattazione, nel 2010 prevedevamo, e prevediamo ancora oggi, di riallineare entro il 2014 in maniera strutturale, la dinamica delle retribuzioni tra lavoro pubblico e privato. In questo modo sarà possibile chiudere il differenziale tra i due settori che, a partire dal 2000, si era progressivamente allargato senza essere motivato dagli andamenti della produttività del lavoro”.
Si tratta di parole che si traducono anche in termini occupazionali per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici: “complessivamente, tra il 2008 e il 2013 si prevede una riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego di almeno oltre 300 mila unità (-8,4%), e forse anche di più”.
In verità già i professori e il persona ATA della scuola hanno visto ridursi i loro ranghi dal 2009 al 2011 di ben 125.620 persone generando un risparmio di 8 miliardi di spesa pubblica.
Non sono mancati gli strumenti giuridici per raggiungere gli obiettivi suindicati.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze con Circolare n. 12 dell’aprile 2011, resa nota a giugno, ha interpretato l’art. 9 del D.L. 31.5.2010 n. 78 convertito in L. 122 di luglio 2010 che ha bloccato contratti e anzianità per il settore della PA soffermandosi sui seguenti punti:
a) trattamento individuale accessorio dei pubblici dipendenti;
b) progressioni economiche all’interno della categoria o livello e passaggi di categoria o livello (carriera);
c) decurtazioni degli stipendi del personale con qualifica dirigenziale;
d) blocco scatti di anzianità .
Con l’art. 6 della manovra finanziaria pubblicata nella G.U n. 155 del 6 luglio 2011 i salari dei pubblici dipendenti restano bloccati fino al 31.12.2014, vale a dire si aggiunge un anno rispetto al blocco triennale operato con la manovra del 2010.
In base ai dati del Conto Annuale della Ragioneria dello Stato il valore medio della retribuzione in termini lordi varia da 31.660 euro nel 2007 a 34.497 euro nel 2009.
Ma come sempre occorre distinguere in dettaglio per comprendere la realtà della pubblica amminstrazione.
Se condideriamo le retribuzioni medie annue pro capite di comparto in cima alla classifica dobbiamo collocare la magistratura che nel 2007 percepiva in media 120.182 euro e nel 2009 130.605; a seguire la carriera prefettizia con 79.002 euro nel 2007 e 91.730 euro nel 2009;
al terzo posto la carriera diplomatica con 76.192 euro nel 2007 e 88.918 euro nel 2009.
Il fanalino di coda è rappresentato dalla scuola con 26.532 euro nel 2007 e 30.570 euro nel 2009, oltre che dai Ministeri con 27.918 euro nel 2007 e 28.552 euro nel 2009 e dagli Enti locali con 27.195 euro nel 2007 e 29.683 euro nel 2009.
L’incremento più consistente lo ha raggiunto la Presidenza del Consiglio dei Ministri con 43.496 euro nel 2007 e 48.521 euro nel 2009, ossia con incremento del 7,7%.
Per quanto attiene ai soli stipendi dei dipendenti della presidenza del Consiglio dei Ministri i dati sono confermati e completati dal recente Annuario Statistico 2001 dell’ISTAT: secondo l’Istituto centrale di statistica tra il 2009 e il 2010 i loro stipendi hanno registrato un aumento del 15,2%!!!
A fronte della media generale e del blocco contrattuale non stupisce l’ammontare dei compensi impropri dei dipendenti PA rilevati dall’Ispettorato della Funzione pubblica che, con la Guardia di Finanza, ha recuperato, nel 2009, 8 milioni di euro di compensi percepiti indebitamente da 412 dipendenti.
A completare il quadro è la Circolare dell’11 novembre 2011 del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione che disciplina il cosiddetto “dividendo dell’efficienza” da utilizzare nell’ambito della contrattazione integrativa per remunerare la produttività individuale e quella collettiva dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Con questa Circolare viene precisato che “Il 50% delle economie aggiuntive effettivamente realizzate rispetto a quelle già previste dalla normativa vigente saranno destinate alla contrattazione integrativa, di cui il 50% a remunerare i premi individuali previsti dalla riforma Brunetta della PA (decreto legislativo n. 150/2009)”.
Ma per utilizzare le suindicate “economie aggiuntive” le PA devono accertare, a consuntivo, il raggiungimento dell’obiettivo fissato nel piano triennale di razionalizzazione della spesa, per ciascuna delle singole voci di spesa ivi previste.