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La stretta creditizia mette a rischio il sistema delle Pmi

di Francesco Mantica

Pubblicato 17 Novembre 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

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Lo chiamano in gergo Credit crunch: una stretta creditizia dovuta in genere a situazioni di crisi economica e crisi di liquidità  delle banche che, rendendo difficile l’accesso al credito, mette in difficoltà  molte imprese, soprattutto quelle più piccole che hanno difficoltà  a fornire le maggiori garanzie richieste.

&201; questa, secondo uno studio di Crisis D&B (Società  del gruppo Crif specializzata in Business Information), la principale causa dell’epidemia di fallimenti (+35%) che, da due anni a questa parte, sta interessando le piccole e medie imprese italiane, con un particolare focus nel nord.

Nella mappa dei fallimenti, le più colpite sono Lombardia, Lazio e Veneto, regioni ad altissima densità  imprenditoriale.
A pagare gli effetti della crisi del credito, cui si aggiunge la difficoltà  a fare cassa a causa di clienti che pagano in forte ritardo (o non pagano), sono le imprese più fragili in settori come Edilizia, servizi commerciali, commercio all’ingrosso di beni non durevoli, immobiliare.

In conclusione, la crisi è dovuta principalmente a due fattori: si allungano i tempi di pagamento dei clienti, le banche chiudono i rubinetti e le imprese poco capitalizzate vanno sotto stress e rischiano il fallimento.

Una delle possibili soluzioni per “parare il colpo” in attesa di tempi migliori è quella di prendere maggiori informazioni sui propri clienti e allo stesso tempo, laddove possibile, rivolgersi a società  specializzate di gestione e recupero crediti.