La Romania è sempre più attraente per le imprese italiane. Secondo una ricerca Europartner, operante nel settore incentivi finanziari per lo sviluppo d'impresa, 25.000 aziende italiane (soprattutto Pmi) sono presenti sul territorio rumeno fin dal 2007 con investimenti finanziari e tecnologici, specie nei settori minerario, energetico, costruzioni e informatico.
La crisi ha incrementato la ricerca da parte delle imprese di nuovi territori appetibili, sia sotto il profilo del mercato, sia sul piano burocratico e fiscale. E la scelta della Romania non è casuale: nonostante esistano economie su scala ben maggiore come quella cinese, indiana o russa, le dimensioni eccessive di questi mercati attirano i gruppi multinazionali, che possono inserirsi più facilmente, ma possono essere meno sostenibili per le piccole e medie imprese.
Senza contare che i piccoli e medi operatori di aziende commerciali o di produzione italiane possono raggiungere le principali sedi rumene in poco più di un’ora di volo dall’Italia e il costo della mano d’opera è contenuto.
La Romania, di fatto, è anche una scelta obbligata per le piccole aziende dell’indotto che operano in sinergia con grandi gruppi come Ford e Renault ai quali si aggiunge Pirelli, che sta costruendo un nuovo stabilimento a Bucarest.
La presenza capillare di istituti di credito italiani, gli investimenti in infrastrutture, finanziati anche dall'Unione europea, e la tassazione ridotta sono ulteriori punti di forza della Romania; mentre l'accelerazione impressa negli ultimi anni alla privatizzazione delle vecchie imprese statali agisce come catalizzatore di nuovi investimenti.
La vera sfida consiste nel raggiungere il giusto equilibrio tra continuità lavorativa delle aziende in Italia, per evitare una delocalizzazione incontrollata, e l'allargamento delle opportunità di lavoro e crescita, conquistando nuovi mercati ad Est, per attrezzarsi meglio di fronte alla crescente concorrenza internazionale.