C’è una cosa strana che accade nel nostro Paese: giornali e siti Web sono zeppi di annunci di lavoro da società alla ricerca di personale motivato altamente specializzato. Eppure la disoccupazione è sempre a livelli altissimi (a quota 30%). I disoccupati di oggi hanno difficoltà a intrecciare un rapporto con le imprese, addirittura a fissare il primo colloquio conoscitivo.
I giovani disoccupati hanno le scrivanie invase da giornali, curriculum da spedire, indirizzi e numeri di telefono da custodire gelosamente: si invia il CV e dopo qualche giorno si telefona con il pretesto di sapere se è stato correttamente recapitato anche se consapevoli che la risposta sarà sempre la stessa: il curriculum è arrivato, le faremo sapere. Nella maggior parte dei casi non se ne sa più nulla.
Raramente si è convocati per un colloquio. In altri casi si ottiene una risposta per iscritto: la società ringrazia per l’interesse mostrato ma attualmente non è alla ricerca di personale con le qualifiche possedute dal candidato. In ognuna di esse c’è comunque un’affermazione che alimenta una seppur flebile speranza: il curriculum verrà trattato con procedure automatizzate per cui, se dovesse capitare la necessità di personale con tali qualità , l’impresa non esiterebbe a contattare il candidato.
E allora che si fa? Si continua ad attendere l’occasione giusta? Si continua a combattere contro la disoccupazione e cercare disperatamene il lavoro dipendente? Si continua a sognare il posto fisso con il rischio di rimanere precari a vita? Beh, se si ha la fortuna di disporre di un piccolo capitale iniziale, la risposta forse è: no, si fa impresa. O per lo meno ci si prova. Più per necessità che per il desiderio di mettersi in gioco.
E il rischio di fallimento? Sempre in agguato ma pazienza, si fa impresa ugualmente. E nella maggior parte dei casi l’impresa è individuale.
E’ così che in tutto il 2010 sono nate oltre 230.000 nuove imprese. Il 25% di esse è amministrata da un giovane al di sotto dei 30 anni.
La scelta di fare impresa, o – se vista sotto diversi aspetti – la condizione di dover fare impresa, è più alta nelle regioni del Mezzogiorno. In questo contesto la Calabria è il pioniere, dove a essere guidata dai giovani è il 33% delle nuove aziende. Seguono a ruota Campania, Puglia e Sicilia.