ISTAT Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese

di Nicola Santangelo

Pubblicato 26 Gennaio 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:40

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E’ da poco online la nuova mappa dell’Italia disegnata dall’ISTAT: «un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali». Si chiama Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo e propone in 120 schede popolazione, turismo, strutture produttive, infrastrutture, macroeconomia, lavoro e così via.

Secondo i dati, l’Italia è la patria delle piccole imprese: quasi 7 imprese ogni 100 abitanti, mentre il tasso di imprenditorialità  (espresso come rapporto tra numero di lavoratori indipendenti e totale dei lavoratori delle imprese) è pari a 31,3% che, se confrontato con la media europea, è di quasi tre volte superiore.

Di contro, però, l’Italia soffre a causa del basso tasso di occupazione e, ancora di più, dell’elevata percentuale di persone che non lavorano né cercano occupazione. Fra le donne, infatti, il tasso di inattività  arriva anche 48,9%, secondo livello più alto d'Europa dopo Malta. La disoccupazione è cresciuta nel 2009 anche se, rispetto all'Europa, è rimasta al di sotto della media. Fra i giovani, nel 2009 uno su cinque, ossia il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni pari a oltre due milioni di persone, non studiava né lavorava. In questo settore l’Italia rappresenta la quota più elevata di tutta l'Europa.

In merito al lavoro nero, nel Mezzogiorno circa il 20% dei lavoratori è considerato irregolare. Allarmanti anche i dati sulla povertà : Calabria, Campania, Basilicata e Sicilia sono le regioni con le percentuali più alte. La distribuzione dei redditi rappresenta un altro dato negativo poiché oltre il 10% delle famiglie italiane rientra all'interno della fascia di povertà  relativa.

L’Istat evidenzia che l’Italia è tra i Paesi dell'Unione Europea caratterizzati da un rapporto debito-Pil molto elevato: nel 2009, infatti, si è attestato al 116%, valore inferiore solamente a quello della Grecia. La pressione fiscale, invece, si è attestata al 43,2%, la percentuale più elevata dal 1997.

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