Delle 510.000 nuove aziende sorte in Italia nell'ultimo anno, il 62% è nato dalla necessità : come antidoto contro la disoccupazione. Sono in gran parte studenti e disoccupati che hanno scelto la strada della auto-imprenditorialità per ovviare alla carenza di lavoro dipendente che affligge l'Italia dell'era della crisi.
A rivelarlo è un'indagine della Camera di Commercio di Milano, che ha messo in luce l'esatta entità di un fenomeno che non si immaginava così massiccio.
I dati, a ben guardare, rivelano ancora particolari interessanti: dei nuovi imprenditori, uno su tre è appunto uno studente oppure un disoccupato che ha deciso di compiere il grande salto.
Ma passare dallo status di lavoratore dipendente a quello di imprenditore non è certo una cosa immediata; dunque come si comportano i nuovi titolari d'impresa?
Stando ancora ai risultati dell'indagine, sarebbero particolarmente prudenti e avveduti nella conduzione degli affari, a partire dalle spese di avviamento dell'attività : basti pensare che oltre un quarto di loro (26%) spende meno di 5.000 euro e che il 63% delle nuove imprese è già in pareggio o in attivo con i conti, avendo già recuperato le spese sostenute per la fase di start-up.
Certo, avviare un'azienda non ha gli stessi costi in tutte le aree d'Italia.
A Milano i costi di avviamento sono mediamente più alti che non a Roma o Napoli, dove in media pesano di più i costi per la gestione della sede e del magazzino. A Milano invece sono più salate le attrezzature e i mezzi di trasporto e meno i costi del personale.
Inoltre, è interessante anche addentrarsi nelle motivazioni che spingono alla creazione di impresa e alle differenze su base geografica: sempre restando al confronto tra grandi città , è curioso notare che la maggior parte dei milanesi ha dichiarato di avere scelto di aprire una nuova impresa a causa della mancanza di lavoro, mentre a Roma e a Napoli a pesare è stata soprattutto la voglia di indipendenza, quindi il sogno di non dover sottostare agli ordini di nessun superiore.