Tratto dallo speciale:

Studi di settore: l’analisi territoriale

di Roberto Grementieri

Pubblicato 24 Settembre 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:40

logo PMI+ logo PMI+

Come accade ormai da diversi anni, anche per il 2010, l’Agenzia delle Entrate ha emesso una circolare esplicativa contenente l’illustrazione delle principali novità  concernenti gli studi di settore. Quest’anno le novità  su cui si è concentrato il documento riguardano le nuove analisi di territorialità  specifica, nonché i correttivi derivanti dalla revisione congiunturale speciale prevista dal decreto anticrisi.

Nella circolare viene innanzitutto evidenziato che il decreto ministeriale 12 marzo 2010 ha previsto tre nuovi indicatori territoriali in base ai quali differenziare l’applicazione degli studi di settore, al fine di renderli maggiormente aderenti all’effettivo contesto territoriale in cui operano le imprese ad essi soggette.

Si tratta, in particolare, di:
a) livello delle retribuzioni, tale indicatore consente di considerare la diversa incidenza delle retribuzioni sulla determinazione dei ricavi, in funzione delle diverse aree territoriali;
b) livello del reddito disponibile per abitante, si tratta di una variabile che consente di tener conto nella determinazione dei ricavi calcolati dallo studio di settore del livello di benessere e del grado di sviluppo economico della realtà  territoriale in cui opera l’impresa;
c) livello delle quotazioni immobiliari, tale indicatore è stato sviluppato in particolare per gli studi UG69U, al fine di suddividere il territorio nazionale in funzione delle quotazioni di mercato degli immobili nella varie aree (regioni, province, comuni).

Per quanto concerne le novità  in materia di variabili territoriali, poi, non può certamente ignorarsi la prima elaborazione di uno studio di settore su base regionale: si tratta del già  citato UG69U – Costruzioni, che rappresenta appunto il primo studio di settore regionale.

Più precisamente, a seguito delle analisi compiute sono stati individuati ben 408 differenti gruppi omogenei d’imprese, determinando quindi altrettante “funzioni regionali” di ricavo.

Ricordiamo infine che a fianco delle novità  concernenti il fattore territoriale, ve ne sono altre relative, invece, alla revisione speciale degli studi di settore, attuata per tener conto del particolare periodo di crisi economica e delle conseguenze che essa ha generato sulle imprese appartenenti a particolari settori o aree geografiche del Paese.