La Commissione europea ha pubblicato uno Studio sul grado di internazionalizzazione delle Pmi della Ue, condotto su un campione di9.480 piccole e medie imprese in 33 paesi europei, che offre utili linee guida per migliorare le politiche aziendali a livello internazionale.
Le attività che permettono alle imprese di tessere relazioni commerciali proficue con partner stranieri sono: export, import, investimenti diretti all’estero, cooperazione tecnica internazionale e subcontracting internazionale.
Secondo la ricerca le Pmi attive a livello internazionale registrano un tasso di crescita dell’occupazione del 7%, contro un l’1 per cento delle Pmi inattive a livello internazionale.
Forte è la correlazione tra internazionalizzazione e innovazione, un dato che fa riflettere sull’opportunità di sviluppare business innovativi confrontandosi con soggetti esteri.
La quota di Pmi internazionali più elevata è presente nel commercio all’ingrosso, nelle attività estrattive e manifatturiere e nella vendita di autoveicoli.
Mentre nei servizi, è la “ricerca” che ha fatto registrare un dato elevato, a dimostrazione che i comportamenti volti all’innovazione favoriscono anche la tessitura dei rapporti internazionali.
Puntare sull’innovazione e sull’internazionalizzazione, potrebbe essere una strategia vincente per fuoriuscire dall’attuale crisi internazionali, in cui le Pmi, come dimostrato dai dati, giocano un ruolo fondamentale.