Le Pmi italiane sono in pratica gli istituti di credito più “generosi ed affidabili” nei confronti dello Stato” La provocazione è purtroppo assai verosimile alla luce dei dati sui tempi di pagamento alle piccole imprese, che si traducono in attese anche di 600 giorni, per recuperare i crediti vantati nei confronti degli enti pubblici.
Il tempo medio di attesa per riscuotere un credito da una pubblica amministrazione si attesta sui 128 giorni contro i 67 della media UE, ma anche le aziende private saldano i propri fornitori in 88 giorni.
Questi ritardi costano 934 milioni di euro l’anno, e a farne le spese sono proprio le Pmi che, alla fine, non hanno accesso al credito.
Secondo Assifact, Associazione italiana per il Factoring, i crediti vantati dalle imprese nei confronti di amministrazioni centrali e enti sanitari locali sono stimati in 60-70 miliardi.
Le Pmi non hanno altra opzione oltre l’attesa, visto che di questi tempi anche la scelta di trascinare in tribunale un proprio cliente <(soprattutto un ente pubblico…) ha come unica certezza la perdita.
La UE tenta di porre rimedio annunciando l'approvazione di una direttiva che fissa a 30 giorni il termine massimo dei pagamenti della PA, con sanzioni del 5% per ogni giorno di ritardo.
Intanto, causa i problemi di liquidità dovuti ai ritardi nei pagamenti delle fatture, i piccoli imprenditori sono costretti a rivolgersi alle banche per chiedere finanziamenti, ma anche qui la strada si rivela tutta in salita: la metà delle Pmi fornitrici di beni e servizi alla pubblica amministrazione denuncia una maggiore difficoltà di accesso al credito.
Il paradosso è portato all’estremo nel momento in cui lo Stato, in presenza di debiti per tasse, imposte e contributi blocca i pagamenti pur in presenza di crediti da parte delle imprese senza possibilità di procedere ad una compensazione.
Se lo scenario sul fronte pubblico è demoralizzante, ancor meno esaltante la situazione che si sta delineando da qualche tempo nei rapporti tra imprese private.
In aumento i “cattivi pagatori” tra le imprese italiane. Dal 2007, anno in cui circa il 50% delle imprese onorava i propri debiti nei termini pattuiti, la percentuale dei debiti commerciali pagati in ritardo è schizzata verso l’alto, complice anche la crisi finanziaria. In questo caso (purtroppo) il recepimento della Direttiva UE 2000/35 che sanziona i ritardati pagamenti non ha avuto gli effetti sperati.