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Buoni lavoro INPS a giorni in Tabaccheria: i dubbi dei sindacati

di Roberto Grementieri

Pubblicato 7 Aprile 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:40

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Dalla metà  di aprile i buoni lavoro, introdotti per il pagamento di prestazioni e attività  occasionali di lavoratori part-time, verranno venduti e riscossi nelle tabaccherie di sei regioni:Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia, Veneto e Toscana.

L’accordo, sottoscritto con la Federazione Italiana Tabaccai dall’Inps consente di utilizzare un nuovo canale di distribuzione assai capillare, per raggiungere un maggior numero di persone che effettuano i lavori saltuari, e nello stesso tempo, contribuire a far emergere il lavoro nero e irregolare.

L’attività  di vendita, incasso, pagamento e rimborso dei voucher, attuata attraverso la Banca ITB, è stata autorizzata dalla Banca d’Italia.

Ad oggi sono circa 5.000 le tabaccherie che potranno effettuare questo servizio, ma entro la fine del 2010 si arriverà  a 15.000 esercizi coinvolti.

Resteranno, comunque, attivi i due canali di distribuzione già  esistenti: le sedi Inps, per i voucher cartacei, dopo aver effettuato il pagamento del corrispettivo tramite conto corrente postale, e il sito dell’Inps per quello telematico.

Da agosto 2008 a tutto il mese di febbraio sono stati distribuiti 4,1 milioni di cedole, del valore nominale di 10 Euro, che sono stati utilizzati per pagare oltre 55.000 persone, più uomini che donne.
Il 22% dei voucher è servito per il pagamento di lavoro dei giovani al di sotto dei 25 anni, mentre quasi il 40% è destinato agli ultra sessantacinquenni.

Da quando è stata introdotta la possibilità  di utilizzare queste forme di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione sono stati venduti oltre 100.000 voucher. Nella classifica di diffusione dei buoni di lavoro il Veneto si aggiudica il primo posto (800.000 voucher), seguito da Emilia Romagna (490.000), Piemonte e Lombardia (400.000 ciascuno) e dalla Toscana (circa 380.000).

Esprime seri dubbi, invece, la CGIL:

Il valore nominale di 10 euro non si riferisce all'ora di lavoro ma a una percentuale che deve essere concordata, mediamente superiore alle due ore secondo nostri dati.

Lo ha spiegato il segretario confederale Fulvio Fammoni.