Secondo una recente analisi condotta da Unioncamere, le determinanti della ripresa sulle quali le piccole e medie imprese italiane starebbero facendo maggior affidamento sarebbero costituite dall'innovazione, e dalla ricerca di una più intensa internazionalizzazione.
Investimenti in tecnologia (ma non solo) e conquista dei mercati stranieri sono dunque le principali leve attivate per cercare un ritorno alla ribalta, dopo un 2009 piuttosto negativo, caratterizzato da un importante calo delle esportazioni, e da uno strascico di fine anno che non può che rilanciare i dubbi sul futuro trend dell'export: proprio le attività con i mercati stranieri hanno contribuito in maniera determinante a superare le precedenti ondate di crisi; lecito pertanto attendersi che anche questa volta possa essere così, anche se, a ben vedere, l'ottimismo circa una maggior spinta dell'export italiano non sembra riscuotere particolari consensi per il 2010 appena iniziato.
Unioncamere, che ha condotto un sondaggio su 1.200 aziende, ha pertanto tratto qualche linea di impressione sullo scenario economico e industriale attuale, visto con gli occhi dei principali protagonisti imprenditoriali italiani. Sul vasto campione di Pmi, quasi 7 su 10 sono del settore manifatturiero (esportatrici), contro il 61% dello scorso anno.
Il fatturato estero, per queste, è ancora minoritario, pur essendo contraddistinto da un significativo 45%. L'innovazione è il cavallo di battaglio per più di tre Pmi su dieci (il 32,8%), che dichiarano di aver investito nello sviluppo nel 2009, e di voler replicare tali impieghi anche per il 2010. A questa fetta di aziende andrebbe aggiunto un 17%, che sostiene di aver investito nel 2009, e di attendere i frutti di degli impieghi nel 2010, e un ulteriore 8% che, pur non avendo investito nel 2009, sostiene di aver programmato impieghi in innovazione nel corso del 2010.
Altro tassello della ricerca Unioncamere è l'analisi sulla fiducia delle Pmi, data in crescita: una su tre si dichiara certa che il 2010 si possa chiudere con ricavi in crescita: una prima riga di conto economico più grossa, quindi, basata soprattutto su una crescita delle esportazioni. Il 24% dice però che cresceranno anche gli ordinativi interni, mentre il 25% sostiene di aver progettato un incremento della produzione.
Geograficamente, come ci si attendeva, il Nord (e in particolar modo il Nord Ovest) si dimostra più ottimista del Mezzogiorno.