Il Ministero dell’Ambiente istituisce dal 2010 il SISTRI , nuovo sistema informatico di controllo della gestione dei rifiuti (Decreto Ministeriale 17 dicembre 2009, pubblicato nel Supplemento ordinario di ieri 13 gennaio 2010 alla Gazzetta Ufficiale).
La novità risale addirittura alla Legge Finanziaria del 2007: tramite una chiavetta Usb contenente un software per l’identificazione – di cui dovranno dotarsi tutte le imprese del settore, cioè produttori e smaltitori di rifiuti nonché gli autotrasportatori che effettuano trasporto di rifiuti – si effettueranno tutte le operazioni di carico e scarico consentendo il controllo del percorso dei rifiuti in tempo reale.
Saremo il primo Paese in Europa ad attivare questo sistema di tracciabilità del traffico dei rifiuti. Il SISTRI si integrerà telematicamente anche con il SITRA, il sistema di tracciabilità dei rifiuti solidi urbani, adottato dalla regione Campania in attuazione della legge n. 210 del 2008.
La novità era stata annunciata dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, in un’audizione presso la Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti.
L’impiego massiccio della tecnologia informatica è stato giustificato con la necessità di contrastare i traffici illeciti di rifiuti: solo nel 2007, secondo le stime del Ministero, i rifiuti speciali ammontavano a 134,7 milioni di tonnellate di cui 125,5 non pericolosi e 9,2 milioni di tonnellate per gli speciali pericolosi.
L’ulteriore obiettivo è la riduzione degli oneri economici e burocratici per le imprese, in particolare le Pmi, attualmente sostenuti per la gestione dei rifiuti.
Si valuta che il nuovo sistema, una volta a regime, dovrebbe consentire una riduzione complessiva dei costi nell’ordine del 50%.
Si tratta di un obiettivo realmente raggiungibile?
Il progetto interesserà 400 mila imprese, secondo le stime Confindustria, che presso la medesima Commissione si è espressa sul SISTRI valutando positivamente la annunciata soppressione di diverse procedure amministrative che gravano sulle imprese.
Tuttavia, proprio Confindustria ha rilevato che l’assenza di un periodo di sperimentazione del nuovo sistema potrebbe comportare diversi problemi soprattutto per le piccole imprese.
Cautela nell’applicazione del nuovo sistema da parte delle Pmi, microimprese e aziende artigiane è stata richiesta anche da altre Associazioni imprenditoriali.
Addio dunque al MUD (Modello di Dichiarazione Ambientale) nonché ai registri di carico e scarico sinora impiegati per “registrare” i movimenti dei rifiuti.
Ma sarà un addio solo sulla (o della) carta?