La (ri)affermazione del “Made in Italy” costituisce uno dei punti fondamentali su cui le Pmi stanno puntando per il rilancio della produzione nazionale. Per le piccole e medie imprese italiane, “portare” il proprio prodotto all’estero rappresenta un’occasione importante per bilanciare gli effetti del calo di domanda interna.
Vendere, e produrre, all’estero può tuttavia rivelare alcune difficoltà se non addirittura veri e propri ostacoli. I paesi di destinazione, infatti, possono riservare qualche sorpresa quanto a tariffe e dazi particolarmente elevati che sostanzialmente impediscono l’ingresso di un prodotto, adozione di standard difformi da quelli adottati per la produzione di un manufatto oppure imposizione di obblighi sulla partecipazione nel capitale sociale da parte di imprese locali (a volte con quota maggioritaria).
Per risolvere questi problemi, a cose fatte, si può ricorrere alla “diplomazia commerciale” ma è ovviamente la conoscenza approfondita del paese di destinazione che consente un buon “atterraggio”.
La Commissione europea ha avviato, già dal 2007, una strategia per migliorare l’accesso delle imprese dell’UE ai mercati stranieri, denominata “Global Europe”, finalizzata all’abbattimento delle barriere commerciali estere e ad assicurare nuove opportunità di esportazione attraverso la cooperazione decentrata tra la Commissione, gli Stati membri e le aziende attive nei paesi terzi.
Gli strumenti messi a disposizione per “evitare” ostacoli commerciali sono:
- Il registro unico per i reclami (“complaints register”) sugli ostacoli al commercio, una scheda interattiva compilabile on-line, con inserimento di una breve descrizione dell’ostacolo incontrato nelle operazioni commerciali in un determinato mercato estero ed “inoltrata” direttamente alla Commissione europea, che si attiverà per risolvere il “caso”;
- La Banca Dati sugli ostacoli esistenti per l’accesso ai mercati extra comunitari (Market Access Database) uno strumento ideato per migliorare l’accesso ai mercati esteri che, nonostante gli accordi internazionali sul commercio, adottano pratiche che ostacolano il legittimo ingresso dei prodotti comunitari, con possibilità di consultazione per ciascun prodotto di interesse e per circa 34 Paesi, di tutti gli ostacoli individuati per l’accesso al mercato di ciascun paese.
La Banca Dati peraltro può anche essere utilizzata, in modo attivo, dalle Pmi come strumento di programmazione commerciale per verificare i mercati più convenienti per la migliore collocazione dei propri prodotti. Insomma…meglio saperlo prima.