La notizia apparsa recentemente sulla denuncia di violazione di numerosi brevetti da parte di Nokia nei confronti di Apple ha dato ampio risalto all’importanza della tutela della proprietà intellettuale in un’ottica di tipo “difensivo”.
Il caso Nokia Vs Apple consentirà non appena sarà reso noto, di avere una stima, attraverso le richieste di Nokia, del “valore delle invenzioni” che sarebbero state oggetto di un “utilizzo non autorizzato” da parte della propria concorrente. Non sarebbe la prima volta (soprattutto per quanto riguarda il mercato USA) e probabilmente neanche l’ultima in cui il valore di un’invenzione viene deciso o comunque ribadito davanti ad un giudice.
Avere un’idea geniale e soprattutto commercialmente utilizzabile è una vera e propria impresa!
Nel nostro Paese, secondo i dati rilevati sulle richieste di deposito dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, sembrerebbe emergere una sorta di crisi del genio nostrano forse per la assenza di un mercato di riferimento.
O forse le aziende, le Pmi hanno ancora qualche difficoltà a comprendere pienamente i risvolti legati alla tutela della proprietà intellettuale, soprattutto se collegati alla sua valutazione in termini efficaci sul piano finanziario.
Basti pensare che, soprattutto nei casi di imprese start-up in settori tecnologicamente avanzati, il valore dell’impresa finisce con il coincidere con il valore dei brevetti (tecnologie brevettate) posseduti e ne determina le possibilità di ottenere finanziamenti. Diventa quindi molto importante (e potenzialmente molto interessante) valutare al meglio le “innovazioni” coltivate all’interno dell’azienda.
L’attribuzione di un valore ai brevetti, di per se, risponde ad una logica molto semplice: il valore del brevetto, in sostanza, è dato dalla differenza tra valore della tecnologia brevettata ed il valore della medesima tecnologia senza brevetto.
Nella pratica l’attribuzione di un valore e il metodo da utilizzare si rivelano attività più complesse, soprattutto se si mettono in relazione le finalità per le quali si vuole attribuire un valore ad un brevetto con i metodi disponibili.
L’Italia, almeno sembra in questo caso, è arrivata prima in Europa con la definizione di uno strumento nazionale comune per la valutazione economica di brevetti, per consentire migliori possibilità di finanziamento, accesso agevolato al credito e al capitale di rischio con un protocollo d’intesa fra Ministero dello Sviluppo Economico, Confindustria, ABI e CRUI.
Le Pmi potrebbero ancora confermarsi un interessante serbatoio di idee innovative.