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Ambiente e sviluppo economico? Confcommercio: "missione possibile per le Pmi"

di Paolo Sebaste

Pubblicato 14 Maggio 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:42

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Le Pmi italiane cercano soluzioni al difficile connubio tra tutela dell’ambiente e competizione sui mercati.

Continuare a produrre in Italia, in condizioni tali da poter competere con la concorrenza internazionale mantenendo contemporaneamente un occhio attento alla salvaguardia dell'Ambiente – in equilibrio sulla corda tesa tra questi due estremi – si presenta come una sfida appassionante ma anche molto complicata, soprattutto se non si comincia seriamente con l’abbattimento di quella sorta di “inquinamento” derivante da un sistema di leggi che intasano il sistema e generano un clima di confusione e incertezza tra i piccoli imprenditori.

Questo il messaggio lanciato da Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio nel corso di una iniziativa per la presentazione di due manifesti su Ambiente ed energia: temi affrontati distintamente e allo stesso tempo strettamente collegati tra loro e soprattutto alle future possibilità  produttive delle Pmi italiane.

Secondo Confcommercio, con la attuale crisi, coniugare Ambiente ed energia da un lato, e competitività  e sviluppo dall'altro, sono una scommessa fuori dalla portata delle Pmi.

L’adeguamento alle disposizioni normative in campo ambientale richiede infatti un impegno aggiuntivo sia di risorse umane che finanziarie difficilmente reperibili, specialmente per le microimprese.

Le soluzioni però non mancano, e le proposte partono da una richiesta di maggiore investimento in ricerca e nell'avvio di attività  di ricognizione di tutte le disposizioni legislative oggi vigenti in materia, per individuare le norme che non consentono alle imprese di poter competere sui mercati e tanto meno assicurano una adeguata tutela dell’Ambiente.

Soprattutto le norme comunitarie su Ambiente ed energia devono essere correttamente interpretate in favore delle Pmi, evitandone un utilizzo distorto da parte delle amministrazioni locali e nazionali che, alla fine, si traducono solo in nuovi oneri per le imprese.

Anche eliminare la differenza di costi (il 40% in più rispetto alla media UE) che le Pmi italiane “normalmente” pagano per l’approvvigionamento energetico non sarà  un’impresa di poco conto.
L’importante è che le Pmi vengano adeguatamente supportate nell’adozione di politiche di risparmio energetico, promozione nell’utilizzo di fonti rinnovabili e produzione autonoma di energia, affinché i due fattori addizionali di costo (Ambiente ed energia) diventino concrete occasioni di crescita per le imprese.