Get Satisfaction è una sorta di centrale di opinioni del commercio. Mette in relazione clienti e imprese per creare discussioni su prodotti e servizi, e rendere la gestione del servizio clienti, come dice lo slogan del sito, People-Powered.
Per poter interagire ci si deve registrare, e possono farlo sia i clienti che le imprese. In quest’ultimo caso servono un paio di giorni per comparire come impiegati in quell’azienda, dopo un procedimento di verifica da parte di Get Satisfaction.
Il sito si presenta diviso in due parti. Cliccando su Customers, nella Home Page, entriamo come clienti, cerchiamo e diciamo la nostra, ricevendo a nostra volta risposte da parte di altri clienti o degli impiegati. Come Companies possiamo gestire la parte relativa ai nostri dati aziendali, e ovviamente anche in questo caso partecipare alle discussioni.
Nel primo caso la registrazione è gratuita, nel secondo c’è un piano gratuito e tre opzioni a pagamento, da 99, 279 e 899 dollari al mese. Tra una e l’altra varia la possibilità di gestire un certo numero di clienti, la personalizzazione delle pagine e la presenza o meno di pubblicità , oltre ad altre funzioni, fino ad avere Get Satisfaction integrato nel proprio sito con l’assistenza da parte di un loro esperto.
Andando a vedere più da vicino il sito vediamo come la pagina delle discussioni sia piuttosto ben congeniata. Nella colonna centrale troviamo le domande risposte, su questioni generali, idee, problemi e anche elogi. Lateralmente, vengono suggerite eventuali questioni correlate, più i tag che contraddistinguono quella questione e i bottoni per condividere su Facebook, Twitter e email.
Ovviamente su Get Satisfaction è presente anche Get Satisfaction. Un buon modo per prendere confidenza con il servizio è vedere la loro pagina, che ovviamente funziona bene e può essere considerato uno standard.
Una considerazione finale, forse banale, è che per un’impresa è importante curare la propria immagine e i propri clienti, acquisiti o potenziali. Farlo in Rete significa anche curare quello che potremmo definire un proprio asset di registrazioni, ovverosia la propria presenza all’interno della Rete.
Sarebbe impensabile, ad esempio, per un’impresa che si occupa di audiovisivo non avere un proprio canale su YouTube, che di fatto è un servizio trasversale, più che un sito. Qui forse è un po’ meno “obbligatorio”, ma muoversi con anticipo potrebbe non essere una cattiva idea.