L’Italia è il paese benchmark nel settore dell’export dei macchinari ad alta tecnologia: questo dato, oltre ad essere un fiore all’occhiello per la nostra economia, rappresenta un caposaldo dal quale partire in questi tempi molto duri.
L’export del settore è in continua crescita con un +9,5% nei primi mesi del 2008 e con ottimi risultati in tutti i mercati tradizionali: Cina +9,4%, Francia +10,1%, Germania +12,9% e Stati Uniti +7,7%. Risultati particolarmente impressionanti sono stati raggiunti in economie emergenti quali Brasile (+140,3%) e Russia (+25,2%).
In Cina, il maggior importatore al mondo di macchinari per produzione, si è tenuto da pochi giorni a Pechino l’edizione 2009 del CIMT (China International Machine Tool), evento organizzato ogni due anni dal CMBTA (the Chinese association of machine tool manufacturers), a tutt’oggi il più importante evento per questo comparto in Asia.
Le imprese italiane si sono organizzate in collaborazione con l’ICE (Istituto Nazionale per il Commercio Estero) e la federazione UCIMU (Associazione Costruttori Italiani Macchine Utensili, Robots e Automazione) per essere in prima linea.
L’incremento delle richieste provenienti dalla Cina per l’acquisto dei macchinari, infatti, è davvero impressionante se si tiene conto del momento, visto che si registra un incremento annuo tendenziale del 7,1% e una spesa di 11.225,4 milioni di euro.
Il trend è sostenuto dall’incremento del settore automotive e dalle eccellenti prospettive offerte dai settori dell’aviazione, delle ferrovie e delle infrastrutture.
Nel comparto dei macchinari industriali l’Italia è il quinto fornitore per la Cina (con una quota del 5%), al primo posto c’è il Giappone (33%), la Germania (18%), il Taiwan (17,7%) e la Corea (8%), per le imprese italiane la Cina è il secondo mercato dopo la Germania.
Il settore ha registrato una crescita continua arrivando al record per le esportazioni di 254,4 Milioni di Euro nel 2006, i dati del 2008 non sono ancora disponibili ma si prevede una crescita del 10% nelle vendite.
Come in molti dei comparti italiani sussiste una frammentazione che tende a portare le dimensioni delle nostre aziende verso la piccola-media impresa ma, come in molti altri casi, questo fattore sta presentandosi come un punto di forza visto che tende a velocizzare i tempi di risposta verso le esigenze del mercato, inoltre ha costretto le aziende ad una notevole flessibilità , dote che mai come in questo momento è necessaria per la sopravvivenza delle imprese.
Sicuramente in questo settore il Know-how italiano è un fattore difficilmente duplicabile da altri competitor, un ottimo auspicio per l’intero comparto industriale italiano.