Le organizzazioni produttive non sono monadi solitarie, avulse dal mondo naturale o dalla realtà storico-sociale di un dato periodo. Si collocano infatti in un ambiente materiale, storico, economico, sociale e culturale con cui interagiscono continuamente: da un lato assorbendo risorse ed input, dall’altro proponendo prodotti di vario tipo. Trasformano il mondo intorno a loro e al contempo ne vengono trasformate.
Posto questo, è evidente che un’impresa non ha semplicemente il problema di produrre e vendere o di gestire al meglio la propria vita interna. Un’impresa ha anche la necessità di adattarsi all’ambiente.
Nel momento attuale però questa necessità sembra rappresentare una problematicità .
Il contesto nel quale le imprese sono chiamate oggi ad operare è infatti decisamente più complesso e dinamico che in passato. I mutamenti sono quasi frenetici e alle aziende vengono trasmessi di continuo nuovi stimoli che richiedono uno sforzo di adattamento sempre più articolato.
E' questo uno sforzo che faticano a produrre anche le stesse Pmi, che pure fino a poco tempo fa si sono sempre dimostrate estremamente flessibili grazie alla mancanza di schemi cristallizzati e di forti vincoli organizzativi e gestionali.
Evidentemente la scarsa rigidità strutturale e funzionale propria alle Pmi non è più una condizione sufficiente perché esse riescano a produrre risposte adattive efficaci.
L’adattamento si qualifica sempre di più come una sfida all’intelligenza nella sua globalità .
Di fatto, sapersi adattare efficacemente ed economicamente all’ambiente esterno è a tutti gli effetti un “comportamento intelligente”. Non a caso è il modus operandi alla base della civiltà , che è un prodotto esclusivo degli uomini, unici esseri viventi cui è riconosciuta una concreta intelligenza.
Certo, perché consenta di rapportarsi all’ambiente e di adattarsi ad esso in maniera efficace, l’intelligenza non può ridursi ad una semplice espressione di facoltà superiori.
La sola ragione non può bastare all’adattamento, però: alle attività di pensiero razionali devono coniugarsi anche di attività di pensiero meno razionali come volontà , intuito, creatività .
In che misura queste attività di pensiero meno razionali, complementarie alla ragione, possano dare un contributo all’adattamento si può capire pensando all’intuito e a come permetta di individuare nuove strade in condizioni di empasse.
Oggi più che mai, quindi, vista la straordinaria complessità e dinamicità del contesto in cui le imprese sono chiamate ad operare, solo attivare l'intelligenza nella sua globalità può consentire risposte adattive efficaci.