Oracle prenda una decisione: o il marchio OpenOffice viene lasciato in gestione alla community che da ormai un decennio contribuisce allo sviluppo della suite, oppure il progetto evolverà in direzioni differenti. Questo l’ultimatum intimato a Sun Microsystems (di proprietà Oracle), che rischia così di vedersi abbandonata a sé stessa nel caso in cui non dovesse mantenere le promesse.
Lo annuncia un documento pubblicato sul sito della The Document Foundation, fondazione autoproclamatasi indipendente, autogestita e meritocratica, che per dare peso alle intenzioni dichiarate ha già reso disponibile una prima versione beta della suite che potrebbe sostituire OpenOffice: LibreOffice 3.3.
Il rilascio del pacchetto per l’installazione, al momento disponibile esclusivamente in lingua inglese, ha già smosso l’interesse e il sostegno di alcuni big del mondo informatico. Da Google a Novell, da Red Hat a Canonical, passando per la Free Software Foundation e l’associazione nostrana PLIO (Progetto Linguistico Italiano OpenOffice).
Anche gli utenti, che nel progetto OO.org hanno da sempre individuato una delle più valide e convenienti alternative a prodotti come Microsoft Office, con tutta probabilità daranno il loro pieno appoggio all’iniziativa della The Document Foundation.