Metti che un giorno entriamo in ufficio, accendiamo i nostri computer, apriamo il browser, lo puntiamo all’url della nostra web-mail e… niente. Pagina non caricata.
A leggere del blocco di Internet in India ed Egitto (per via di un semplice cavo tranciato), e a pensare a una situazione analoga in Italia, lo scenario che mi si forma in testa è apocalittico.
Così come sarebbe inquietante per qualsiasi altra nazione in cui la Rete è ormai diventata parte integrante delle routine produttive di ogni giorno.
Non diciamo altro, da qualche mese a questa parte: il business è sempre più “2.0”, collegato com’è ai nuovi strumenti offerti da Internet (blog aziendali, wiki, sistemi collaborativi, comunicazioni Voice over IP e così via). Ma cosa succederebbe se – di punto in bianco – il nostro business si ritrovasse senza connettività ?
Sarebbe il panico. Forse non nel settore manufatturiero, certo: lì il web ha un’importanza decisamente relativa. Ma in altri campi produttivi, così come ai livelli manageriali di qualsiasi settore, l’avanzamento del lavoro risulterebbe bloccato.
Niente connessione? Niente Voice over IP: impossibile contattare fornitori e partner commerciali. Niente connessione? Niente applicativi on-demand: addio al nostro accuratissimo inventario, alla gestione finanziaria, all’organizzazione dei progetti. E lo stesso dicasi per i nostri fogli di calcolo, documenti, fatturazioni.
Ad appoggiarsi troppo a una tecnologia si rischia di rimanerne schiavi: è lo stesso motivo per cui molte famiglie sono restìe ad abbandonare la telefonia tradizionale in favore delle opportunità di risparmio offerte dalle nuove tecnologie.
La cosa più preoccupante, forse, è che non c’è via di scampo: la direzione presa è quella, e porterà a un progressivo spostamento dell’attività lavorativa sul web. Il proliferare di sistemi operativi web-based è indicativo.
Ma il rischio è il collasso, un black-out totale della produttività . E non si tratta neppure di un rischio così lontano: basta un cavo tranciato.