Giusto un paio di settimane fa mi è capitato di leggere un ottimo post di Marco Mattioli, che aveva posto l’accento sulle dinamiche retributive in rapporto alla motivazione dei propri dipendenti.
Le informazioni contenute nel suo post offrono un interessante punto di partenza per motivazioni che passano da un criterio di incentivazione economica.
Alcune indagini sociologiche (nell’ambito soprattutto della sociologia del lavoro) hanno però messo in evidenza come gli incentivi di natura prettamente economica non siano le uniche tecniche di motivazioni possibili.
Soprattutto, hanno sottolineato come queste tecniche siano da affiancare ad altre per notare un reale e netto miglioramento all’interno dell’ambiente di lavoro. Ma quali sono, allora, queste fantomatiche tecniche?
Sicuramente in primo luogo troviamo politiche che impediscano l’allontanamento delle periferie dal centro aziendale; ovvero, politiche che investano nella formazione dei propri dipendenti e che si interessino delle loro proposte e delle loro necessità .
Va da sé che un’azienda più attenta alle singole esigenze diviene immediatamente un ambiente migliore in cui lavorare.
Importante è anche avvicinare i dipendenti ai centri decisionali, rendendoli partecipi di decisioni importanti e facendo in modo che condividano il modus operandi dell’azienda.
Management e dipendenti non devono essere visti come mondi inconciliabili, è auspicabile che vi sia uno scambio tra le due sfere e che questo scambio porti alla condivisone di obiettivi, valori, aspettative.
Un’azienda deve quindi prestare molta attenzione a questi aspetti, per fare in modo che si instaurino dinamiche relazionali corrette e che queste dinamiche portino ad un miglioramento delle condizioni lavorative.
Non si tratta di principi facili, e non si tratta delle uniche soluzioni possibili, ma sono sicuramente buone indicazioni da cui partire per approfondire il discorso “motivazione dei dipendenti” prendendo in considerazione tutti gli aspetti del caso.