È sotto gli occhi di tutti: ora come ora, si guarda a Oriente come al massimo esempio di “possibilità ” per il mercato aziendale. Accordi, collaborazioni, export: tutto nell’ottica di una paventata conquista dell’Est.
Da questo punto di vista, l’informatica è stata un vero e proprio precursore. Già qualche anno fa, quando l’economia cinese aveva cominciato a “bussare” alle porte del mercato Occidentale, si era quasi scatenata una corsa all’acquisto o all’accordo con le aziende asiatiche.
Corsa sostenuta da un cambio particolarmente favorevole e una manodopera a costi decisamente inferiori.
La volontà di estendere il proprio raggio d’azione su nuovi mercati, a volte, può giocare però brutti scherzi: il caso più emblematico è quello di 3Com. Una delle aziende che ha scritto la storia del networking, da tempo in difficoltà , è stata infatti acquisita proprio dalla cinese Huawei (anche se con l’aiuto di Bain Capital), con la quale qualche tempo fa aveva stretto un accordo di collaborazione.
Totale dell’operazione: 2,2 miliardi di dollari. In contanti. Questo il valore attuale stimato di 3Com, società che per anni è stata sinonimo di scheda di rete. Ma che proprio per questa ragione – nonostante la qualità indiscussa dei suoi prodotti – non è mai riuscita a riprendersi dopo il crollo verticale dei prezzi di vendita di tali componenti, quando nel giro di pochi mesi si è passati da una media di 300mila a circa 50mila lire.
Un segnale che dovrebbe far riflettere molte aziende che guardano all’estremo Oriente come terra di conquista in campo economico. Basti pensare anche all’attacco dei cloni (a basso prezzo e bassa qualità ) a cui è sottoposto in questi ultimi anni il mercato dell’automobile.
Insomma: saremo noi a conquistare l’Est, o sarà l’Est a conquistare noi?