Il bonus in busta paga consente di anticipare di due giorni il tax freedom day dei lavoratori dipendenti italiani che guadagnano meno di 26mila euro, ovvero il giorno dal quale non lavorano più per il Fisco ma per se stessi: l’anno scorso era stato il 16 maggio, quest’anno il 14 maggio.
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La Cgia ha effettuato il calcolo in base allo stipendio medio di un operaio (circa 1.676 euro netti al mese), ipotizzando moglie e figlio a carico. Si tratta, precisa la stessa Cgia di Mestre che propone il calcolo, di:
«un puro esercizio scolastico, che comunque mette in evidenza il forte peso fiscale che grava anche sui redditi da lavoro dipendente».
In pratica, se sul reddito medio annuale si versassero prima tutte le tasse, si terminerebbe il 13 maggio: dal 14 l’intero guadagno finirebbe nelle proprie tasche. Attenzione: nel caso di un impiegato o quadro intermedio con stipendio che supera i 26mila euro di tetto, il giorno di liberazione fiscale è fissato al 22 giugno.
Come si ottiene il tax freedom day? Si divide il reddito annuo per i 365 giorni, ottenendo il reddito medio giornaliero. Poi si calcola il totale delle tasse, e lo si divide per il reddito medio giornaliero, ottenendo il numero di giorni necessario per pagare tutte le imposte dovute
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Nel caso esaminato dell’operaio, la Cgia ha calcolato 9mila 450 euro di tasse, fra dirette e indirette: quasi 5.300 di Irpef e contributi e circa 4mila di imposte sui consumi (TASI, IVA sui consumi, RC auto, TARI, bollo sul conto corrente). Alla fine, il contribuente termina di pagare le imposte dopo 133 giorni (il 14 maggio).
Il bonus in busta paga è la voce che maggiormente contribusce all’alleggerimento fiscale, con le detrazioni da lavoro dipendente previste dalla Legge di Stabilità. Viceversa, pesano alcuni aumenti: le addizionali locali IRPEF, l’aliquota ordinaria IVA sui consumi al 22% dal settembre 2013, la TASI (rispetto al 2013, in cui si è pagata solo la mini IMU sulla prima casa). Commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia:
«aver iniziato ad abbassare le tasse anche solo ad una parte dei contribuenti italiani costituisce un segnale importante che inverte la rotta fin qui seguita», dopo che «negli ultimi anni avevamo assistito ad un progressivo aumento del carico fiscale che aveva fortemente impoverito il ceto medio».