L’incentivo all’esodo Fornero, ovvero al possibilità per i lavoratori vicini alla pensione di ritirarsi in anticipo tramite un accordo aziendale – la cosiddetta isopensione – è attivabile da coloro a cui mancano sette anni all’età per la pensione.
Introdotta in via sperimentale dalla Riforma del lavoro Fornero (legge 205/2017), è stata riconfermata dalla Legge di Bilancio 2021 (comma 345) per lavoratori dipendenti a cui mancano al massimo 7 anni al raggiungimento dei requisiti per un diritto alla pensione secondo la riforma Fornero (resta esclusa la Quota 100).
Isopensione
La misura è utilizzabile nelle aziende con almeno 15 dipendenti, previo accordo fra datore di lavoro e organizzazione sindacali. Si tratta di una sorta di incentivo all’esodo per i lavoratori più anziani, che nella formulazione applicabile nel triennio 2021-2023 sono dunque quelli a cui mancano al massimo 7 anni alla pensione (nella formula originaria erano 4 anni).
Incentivo esodo
Il meccanismo è il seguente: il dipendente smette di lavorare, ma il datore di lavoro continua a pagargli una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, versando i relativi contributi all’INPS. In questo modo, il dipendente maturerà la pensione piena, pur smettendo di lavorare in anticipo.
Il lavoratore riceverà il trattamento ogni mese fin quando non raggiungerà la pensione e sarà tutelato da eventuali inadempienze dell’impresa da specifica fideiussione, richiesta dall’INPS per erogare il trattamento.
=> In pensione con incentivi all'esodo: guida INPS per datori di lavoro
Come detto, ci vuole specifica procedura di accordo sindacale, in seguito alla quale il datore di lavoro invia la domanda all’INPS, unitamente a una fideiussione bancaria a garanzia della solvibilità per gli anni di incentivo. E’ l’INPS a erogare poi la prestazione al lavoratore, pur essendo questa finanziata dal datore di lavoro.
Attenzione: la isopensione è misura diversa da come era l’APe aziendale (non più applicabile), che prevedeva il pagamento, da parte dell’impresa, di un importo pari ai contributi che mancano al raggiungimento della pensione, in modo tale che alla fine l’assegno maturato dal lavoratore sarà pieno.