In un periodo non certo tra i migliori per l’economia nazionale, sono sempre di più le aziende che cercano di ridurre al minimo le spese per le licenze software, ovviamente senza andare al di fuori della legalità.
Nell’ambito della produttività per l’ufficio, l’alternativa gratuita alla suite Office di Microsoft ha un solo nome: OpenOffice.
A dimostrazione di come anche tra i professionisti questa soluzione stia prendendo piede, ci sono i risultati della ricerca condotta da Club Bit di Unindustria Treviso e riportata sulle pagine di MercatoGlobale, secondo la quale oltre il 50% delle aziende prese in esame (tutte situate nel territorio trevigiano) impiegano già il pacchetto di programmi open source nella propria attività lavorativa.
Il successo di OpenOffice ovviamente non si limita territorialmente alla provincia veneta in questione. Come segnalato sul sito ufficiale, proprio nei giorni scorsi la versione 3.0 del software ha raggiunto e superato l’incredibile cifra di 100 milioni di download.
Bisogna però fare attenzione a non legare esclusivamente l’adozione della suite al suo non richiedere alcun esborso economico, altrimenti si rischierebbe di mettere in ombra i validi e completi strumenti che è in grado di mettere a disposizione, le cui potenzialità hanno ben poco da invidiare alle soluzioni commerciali.
Infine, il medesimo studio ha rivelato come il 63% delle aziende interrogate utilizzino per le proprie piattaforme sistemi operativi open source, per la maggior parte Linux, in tutte le sue molteplici incarnazioni.