Tratto dallo speciale:

Lavoro, Fisco e debiti PA: in Italia il modello spagnolo

di Barbara Weisz

Pubblicato 5 Marzo 2014
Aggiornato 7 Febbraio 2023 12:14

logo PMI+ logo PMI+

Annunciando l’intenzione di sbloccare 60 miliardi di debiti PA nelle prime due settimane di governo, Matteo Renzi ha esplicitamente citato la Spagna: «vogliamo fare quanto fatto dalla Spagna, dove c’era una situazione simile», ha spiegato. Nel frattempo, il premier spagnolo Mariano Rajoy ha presentato un nuovo piano per ridurre il costo del lavoro alle aziende che assumono e non solo. Vediamo allora un confronto Italia-Spagna sui temi caldi dell’agenda economica di entrambi i paesi, che stano tentando strade innovative su diversi fronti: welfare, lavoro, misure per le PMI. Partiamo dai debiti della PA.

Renzi cita la Spagna perché il paese iberico, da inizio 2012, ha resituito 42 miliardi alle imprese (tecnicamente, Madrid ha trasferito i fondi alle Regioni, per pagare i fornitori), e dichiara in questo modo di aver salvaguardato 400mila posti di lavoro. Anche l’Italia ha iniziato nel 2012 a emettere provvedimenti per sbloccare i debiti della PA verso le aziende, nel corso del 2013 ne ha sbloccati 27 miliardi, e fino al piano di Renzi si era impegnato a restituirne altri 20 miliardi nel 2014. Ora, il governo ha deciso invece di attivare un meccanismo che attraverso la garanzia della Cdp, resituisce subito 60 miliardi alle imprese, estinguendo in pratica l’intero debito della PA nei confronti del sistema produttivo.

=> Renzi: restituire 60 mld di debiti PA in 15 giorni

E passiamo a lavoro e welfare. Renzi deve presentare il suo piano entro marzo, sul quale ha già  fornito anticipazioni: contratto unico a garanzie crescenti, assegno di disoccupazione universale, entrambe misure contenute nel jobs act. Rajoy ha presentato un piano che contiene un sistema innovativo di tassazione incentivante per le imprese che assumono. Si chiama “tarifa plana“, flat tax, imposta fissa di 100 euro al mese, per i contributi previdenziali. Significa che per ogni lavoratore neoassunto si pagheranno in un anno 1200 euro di contributi: calcolando una retribuzione lorda media pari a 20mila euro, significa un risparmio intorno al 75% rispetto ai circa 5700 euro di contributi attualmente dovuti.

L’agevolazione dura per due anni dall’assunzione, ed è subordinata a una serie di condizioni: il contratto deve essere a tempo indeterminato, le nuove assunzioni devono effettivamente portare a un aumento dei posti di lavoro in azienda, non possono accedere alla flat tax le aziende che hanno effettuato licenziamenti negli ultimi sei mesi, il lavoratore assunto deve restare in azienda per almeno tre anni (altrimenti, bisogna pagare i contributi non versati).

Non solo: Rajoy ha anche annunciato una riforma fiscale che abbasserà  la tasse per i redditi più bassi, fino a 12mila euro all’anno (significa circa 12 milioni di contribuenti spagnoli), e ha previsto un pacchetto di misure specifiche per le PMI.

In particolare, le nuove norme per le PMI hanno l’obiettivo di incrementare la liquidità  delle imprese, facilitando per esempio le forme di finanziamento non bancarie: obbligazioni (un po’ sull’esempio dei minibond italiani, che però al momento non hanno dato grandi risultati), cartolarizzazioni, investitori istituzionali.

Dunque, una serie di misure espansive per l’economia, con particolare riguardo a tre fattori evidentemente considerati strategici: il potere d’acquisto delle famiglie, l’occupazione, lo sviluppo delle PMI. Vedremo se e come funzioneranno i nuovi strumenti, e vedremo anche se e quanto possano eventualmente diventare una best practise internazionale.