Bruxelles ha fatto il punto sullo stato di avanzamento delle fonti d’energia rinnovabili in vista del raggiungimento degli obiettivi UE 2020. Il risultato? il traguardo potrà essere raggiunto e anche superato, ma solo se gli Stati membri intensificheranno la cooperazione, raddoppieranno gli investimenti (70 miliardi di euro) soprattutto nel settore privato, raggiungendo quota 70 miliardi di euro e riformeranno i sistemi nazionali di sostegno alle fonti green.
Ad oggi, per le Rinnovabili la Commissione Europea dipinge un quadro senza lode né infamia: la quota green di energia nella UE è ferma al 18% invece che raggiungere il 21%. Ma la fiducia della Commissione rimane alta, soprattutto se gli Stati Membri si impegneranno nel mettere in atto le misure correttive dei Piani d’Azione Nazionali (PAN), in ottemperanza della nuova Direttiva sulle energie rinnovabili, per assicurare il raggiungimento degli obiettivi 20-20-20 nell’Europa a Ventisette.
«Dobbiamo investire molto di più nelle Rinnovabili e abbiamo bisogno di finanziamenti intelligenti e vantaggiosi. Se gli Stati membri collaboreranno e produrranno energia rinnovabile dove costa meno, imprese, consumatori e contribuenti beneficeranno di tutto ciò» queste le parole del Commissario per l’Energia, Günther Oettinger.
Tre gli strumenti di cooperazione sui quali pone l’accento la Commissione:
- trasferimenti statistici, ovvero un meccanismo per cui ogni Stato membro con un surplus di energia rinnovabile possa venderlo ad un altro Stato Membro così da permettergli di fronte agli impegni di sviluppo di tali fonti;
- Progetti di energia rinnovabile comuni tra Stati membri, co-finanziati e con produzione condivisa statisticamente tra i due;
- Regimi di sostegno congiunto con due o più Stati membri che convengono di armonizzare in tutto o in parte i loro regimi di sostegno.
L’Ue rimanda al 2014 la valutazione dell’effettivo funzionamento di queste strategie. In ultimo la Comunicazione rivela che nel periodo 2007-2009 i fondi spesi per l’energia pulita sono stati circa 9,8 miliardi di euro, dunque un sostegno non elevato, elargito in gran parte sotto forma di prestiti della Banca europea degli investimenti.
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