Le carenze italiane in tema di sviluppo sostenibile delle Rinnovabili rischiano di portare al fallimento degli obiettivi dell’Unione Europea: il 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili nei consumi energetici finali nei settori Elettrico, Termico e Trasporti. In particolari le criticità individuate da Confindustria, sono: richieste di fittizie connessioni alla rete, ritardi autorizzativi e mancanza di una filiera industriale nazionale.
Il direttore generale Giampaolo Galli ha esposto perplessità e proposte in occasione della presentazione del Rapporto sulle Rinnovabili 2010 dell’ENEA.
Le richieste pendenti o fittizie di connessione alla rete creano già distorsioni di mercato che pesano gravemente sul settore. I ritardi autorizzativi, poi, non consentono l’incremento sistematico dell’energia prodotta da Rinnovabili, nonostante l’ormai adeguato sviluppo della rete elettrica. Questo fa sì che venga immessa una percentuale minore della capacità produttiva.
Infine, a preoccupare il sistema industriale sono i costi di incentivazione dell’elettricità verde. Confindustria stima infatti che, per centrare gli obiettivi Ue, il costo per il solo settore elettrico è di circa 9 miliardi di euro nel 2020. Tutto questo comporterà un incremento del costo medio dell’energia elettrica consumata di circa 25 euro/MWh2.
Considerazioni che, unite alla convinzione che la politica europea sulle fonti rinnovabili costituisca per l’Italia e il suo sistema imprenditoriale un’occasione di sviluppo, portano Confindustria a proporre una ripartizione regionale del potenziale di sviluppo e che «nell’autorizzazione unica per la costruzione dell’esercizio degli impianti sia compresa anche quella per la costruzione delle opere di connessione alla rete elettrica». Indispensabile, infine ,la creazione di una industria nazionale che operi in ogni fase della filiera.