Costa cara l’energia elettrica alle PMI italiane, secondo l’Ufficio studi della CGIA Mestre: +68% in bolletta rispetto alla media delle altre piccole imprese dell’Unione Europea, pari a 198,8 euro ogni 1000 Kwh di consumi.
Inoltre le piccole imprese italiane pagano costi per l’energia superiori a quelli delle grandi imprese presenti in Italia: ben il +61%.
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Fa riflettere il dato sulla media europea relativa al differenziale dei costi energetici pagati dalle PMI e dalle grandi imprese: le prime pagano in media il 40% in più.
Del costo in bolletta, ben 55 euro sono costituiti da tasse, anche queste senza eguali in Europa.
In percentuale, le PMI italiane pagano il 27,7% di tasse sul costo totale dei consumi energetici.
Una percentuale seconda solo alla Germania, dove le tasse sono pari al 32,3%.
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Voci che pesano in bolletta
A pesare sulle bollette delle PMI ci sono in parte gli incentivi alle fonti elettriche rinnovabili (componente A3) il cui gettito è salito del +233% in 4 anni passando da 3,1 miliardi di euro nel 2009 a 10,4 miliardi di euro nel 2012 con la previsione dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che nel 2013 il gettito toccherà quota14 miliardi di euro.
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In realtà, c’è da dire che gli Italiani hanno finora pagato in bolletta una quota per le Rinnovabili che non finanziava del tutto le fonti di energia pulita: con riferimento alle bollette dell’elettricità, il Governo ha di recente modificato le modalità di determinazione delle tariffe concesse agli impianti in regime Cip6 bloccando la maggiorazione degli incentiviper i biocombustibili liquidi (leggi).
In generale, a pagare di più sono le piccole imprese perché il decreto legislativo n. 79/99 prevede che per le attività ad alto consumo di energia gli oneri vengano calcolati in maniera inversamente proporzionale ai consumi. Così a pagare meno sono le grandi imprese o le imprese energivore.
In generale sulla bolletta nel nostro Paese pesa l’importazione dell’energia elettrica, pari ogni anno a circa il 13,7% dei consumi totali: il 53% dei costi totali è frutto dei costi di approvvigionamento.
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L’allarme della CGIA
Commentando quanto emerso il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, lancia l’allarme: «grazie soprattutto alle piccole imprese siamo, dopo la Germania, il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Nonostante la crisi, le difficoltà e i problemi economici che ci assillano continuiamo a mantenere questa posizione e a rafforzarci sui mercati internazionali nonostante i costi energetici siano i più elevati d’Europa. Ma per quanto tempo possiamo ancora resistere?»
«Come è possibile non si intervenga per ridurre i costi energetici a chi costituisce l’asse portante dell’economia del Paese? Più in generale, come fa la Commissione europea ad accettare che in Europa la piccola impresa paghi l’energia elettrica mediamente il 40% in più delle grandi aziende se, tra il 2002 ed il 2010, l’85% dei nuovi posti di lavoro in UE sono stati creati dalle PMI?», ha poi aggiunto Bortolussi.