Un pesante aggravio di costo per le imprese arriva dalla bolletta elettrica: +18% negli ultimi 12 mesi. Un rincaro che va a sommarsi al +20% che le imprese italiane pagano per l’elettricità rispetto alle altre realtà europee. E a pesare ci sono anche le addizionali volte a finanziare le energie rinnovabili.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto Nus Consulting, società di ricerca e analisi internazionale che ha rilevato e comparato i costi energetici mondiali, confermando quello che le aziende italiane lamentano da anni: l’energia elettrica in Italia è la più cara al mondo.
Cresce soprattutto il costo del gas, nonostante a livello internazionale si sia registrata una contrazione dei prezzi. A pesare ci sono le addizionali per finanziare l’energia rinnovabile, il dispacciamento e la trasmissione, oltre all’aumento degli oneri fiscali (cresciuti del +34,4%).
Anche sull’aumento dei costi per dispacciamento (che è aumentato del +36,2%) ed il trasporto (+20,3%) incidono fortemente le fonti rinnovabili, poiché questo è causato dalle «difficoltà nella gestione della generazione e nel bilanciare l’offerta dei numerosi impianti fotovoltaici ed eolici ora in funzione che hanno la priorità rispetto alle centrali tradizionali trattandosi di fonti rinnovabili».
I contratti liberi, invece, hanno fatto registrare aumenti ben più sostenuti, soprattutto per quanto riguarda l’energia elettrica che, con il +18,4% è in vetta alla classifica mondiale dei rincari, contro il +2,7% del gas naturale che colloca l’Italia al sesto posto.
Nel nostro Paese le imprese pagano 16,27 centesimi a Kw, contro i 12 della Germania (seconda) i 10,9 del Portogallo (terzo), i 9,4 dell’Australia (settima ma con un rincaro del +27% in un anno) e i 7 della Francia (tredicesima).
I contratti analizzati da Nus sono quelli di tipo bilaterale a prezzo fisso invariabile per 12 mesi, stipulati con decorrenza 1 giugno 2012 a seguito di negoziazioni effettuate nel mese di aprile 2011.
Secondo Nus il peso degli incentivi alle fonti rinnovabili in Italia ha un peso significativo sui costi dell’energia, soprattutto in un contesto nel quale l’assetto strutturale è squilibrato perché tutto orientato verso il gas, dove il ricorso al carbone è troppo scarso e quello al nucleare è nullo.
Questo quadro «ha innescato un forte incremento degli oneri di sistema, in particolare della componente A3» che va a finanziare gli investimenti in fonti idroelettriche, eoliche, geotermiche e soprattutto fotovoltaiche (quest’anno la previsione di spesa per gli incentivi è pari a 5,89 miliardi di euro) e che va a pesare per il 26,4% sul costo finale dell’energia elettrica, spiega Nus.
Solo per piccole imprese, come le famiglie, ancora vincolate ai contratti di maggior tutela si sono registrati aggravi di minor entità con l’Autorità per l’energia che ha limitato i rincari (+6%).