Per il SISTRI, il sistema per la tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi fortemente voluto dal Ministero dell’Ambiente per combattere le eco-mafie, la fase di test sembra non avere fine e ora emergono nuove testimonianze che attestano il malfunzionamento della piattaforma informatica.
I malfunzionamenti sono noti da tempo soprattutto in relazione alla poca affidabilità – finora dimostrata – di software, chiavette e black box (più volte testimoniata dai numerosi test indetti dal Ministero), ma il video ripreso “live” dal giornale di Legambiente pone nuovi dubbi e interrogativi.
Eppure, nonostante la data di entrata in vigore sia già stata prorogata più e più volte, le aziende che si occupano del ciclo dei rifiuti già stanno pagando per il SISTRI da oltre un anno.
Aziende che, oltre a iniziare a pensare ad una class action contro il ministero per recuperare i soldi anticipati senza poter utilizzare alcuno strumento, ora vengono scosse da un video in grado di dimostrarne l’inutilità.
Nel video Legambiente si vede la redazione che visita alcune aziende in Campania, specificamente operanti nella raccolta, nel trasporto e nel trattamento dei rifiuti a norma di legge: in parallelo viene mostrato il trattamento dei rifiuti e il viaggio “virtuale” degli stessi.
Il problema è che proprio il viaggio virtuale, secondo quanto ripreso e riportato, incontra gli intoppi più significativi con email di notifica che non vengono spedite e ritardi dovuti alla registrazione su ogni chiavetta dei documenti di trasporto necessari al viaggio.
A questo, in conclusione, si aggiunge il siparietto con il call center del Ministero dell’Ambiente che sa solo invitare l’operatore a leggere meglio le istruzioni sul funzionamento del software a fronte di un problema con il sistema telematico in fase di chiusura della pratica SISTRI.