Per raggiungere gli obiettivi della direttiva europea Case Green in Italia sono necessari investimenti quantificabili fra gli ottocento e i mille miliardi di euro, effettuando lavori di riqualificazione energetica sul 60% degli edifici residenziali esistenti.
Le stime sono fornite da Deloitte, presentate nel corso dell’evento Greenhouse Legislation: black hole or pink future per il Real Estate italiano?, che delinea la necessità di interventi costosi che andranno a gravare sulla maggioranza delle abitazioni degli italiani, per i quali gli immobili rappresentano il 55% della ricchezza.
I costi della Direttiva UE Case Green
La direttiva UE prevede che al 2050 tutti gli edifici siano a emissioni zero, ma per arrivare a questo risultato i diversi Stati membri possono decidere tempistiche e regole proprie, nel rispetto dei criteri fissati dalla norma comunitaria: entro il 2023 gli edifici residenziali nel complesso dovranno ridurre i consumi energetici del 16%, percentuale che sale al 20/22% al 2035, mentre per gli edifici non residenziali gli step sono rispettivamente al 16 e 26%.
In Italia oltre l’83% degli edifici residenziali è costruito prima del 1990, contro il 76% della media UE. Il 57% è risalente a prima degli anni ’70. Gli immobili residenziali sono l’89% del patrimonio nazionale rappresentato da 13 milioni di edifici. Oltre il 60% degli edifici è nelle due classi energetiche più basse F e G, mentre in Germania la percentuale scende al 45%, in Spagna al 25% e in Francia si riduce al 21%.
Una strategia per l’Italia
Per Angela D’Amico, real estate sector leader di Deloitte Italia, l’Italia deve dotarsi di una strategia per affrontare questa importante sfida, basata su strumenti tecnici, giuridici e finanziari: soluzioni tecniche non solo per i singoli edifici ma anche a livello infrastrutturale.
Le soluzioni giuridiche saranno necessarie sia per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, sia per quelli connessi alla proprietà che, in ambito residenziale, in Italia è tra le più frazionate in Europa.
Servirà anche il supporto di nuovi strumenti finanziari, che tengano conto delle dinamiche di mercato «già influenzate da altri fattori, tra cui quelli demografici e di trasformazione della società».
Questa nuova opportunità per rivalutare gli immobili non nasconde infatti anche dei rischi, oltre agli ingenti costi: deprezzamento degli immobili con classe energetica bassa e impossibilità di affittarli, svalutazione degli asset a garanzia delle banche a fronte della riduzione del valore delle garanzie per mutui e finanziamenti, una stretta sulla vendita di prodotti finanziari associati a immobili con alti consumi energetici.