La conquista dei 125-150 GW di capacità di energia rinnovabile entro il 2030 rappresenta un obiettivo difficile da raggiungere, almeno per l’Italia.
Nel 2022 sono stati aggiunti poco più di 3 GW su tutto il territorio nazionale, precisamente 526 GW di eolico e 2,5 GW di fotovoltaico: sono cifre ancora lontane dal target previsto, sebbene si sia verificata una crescita del 125% rispetto al 2021.
Secondo il Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, tuttavia, il raggiungimento dei target 2030 avrebbe conseguenze positive da diversi punti di vista.
In primis per gli investimenti in nuove installazioni (tra i 43 e i 68 miliardi di euro) ma anche per i 310.000/410.000 nuovi posti di lavoro attesi, nonché per la riduzione delle emissioni di CO2 annuali da produzione di energia compresa tra 39 e 51 MtCO2.
A frenare l’Italia, secondo il vicedirettore Davide Chiaroni, è ad esempio l’assenza di impianti di grandi dimensioni con un coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%.
A causa di questo ritardo non è stato possibile sfruttare l’effetto calmierante delle rinnovabili sul prezzo dell’elettricità
Nel 2022 sono riuscite a “spiazzare” le fonti fossili nel determinare il prezzo di riferimento orario ma solo per l’1,7% delle ore, 63 €/MWh contro 142 €/MWh. E senza contare i picchi dovuti alla guerra in Ucraina.
Ciò si è verificato quasi esclusivamente al Sud, mentre al Nord e al Centro Nord sono rimasti prezzi orari in media più alti del 20%.
Oltre all’incertezza normativa e all’inefficienza delle aste FER, a ostacolare le installazioni di rinnovabili in Italia sono anche le lungaggini degli iter autorizzativi. A trainare la crescita, inoltre, sono stati soprattutto gli impianti di piccola taglia (meno di 20 KW, in media 6 KW) installati nelle regioni del Nord Italia, pari a circa la metà della nuova potenza disponibile.
Per quanto riguarda le aste e i registri, per gli impianti di grande taglia la saturazione del contingente non ha mai superato il 30% negli ultimi 4 bandi, tanto che dopo ben 10 bandi 1.412 MW risultano non ancora assegnati. La mancata pubblicazione della “riedizione” del Decreto FER, inoltre, sta contribuendo ad alimentare l’incertezza tra gli operatori di mercato.
Secondo la survey condotta da Energy&Strategy, inoltre, le valutazioni di investimento in impianti FER che si concludono con esito positivo raggiungono solo il 40-45%, mentre sono esclusi la metà dei progetti potenziali. Per supportare la diffusione delle rinnovabili, infine, un valido aiuto potrebbe arrivare dalla stipula di contratti PPA di lungo termine (Power Purchase Agreement), uno strumento abilitante fondamentale per il mercato che, tuttavia, non sembra trovare terreno fertile in Italia.