Italia leader nell’economia circolare ma indietro in Europa per riciclo di rifiuti elettronici: lo rivela la quinta edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzato dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea.
La classifica rigurda le cinque principali economie dell’Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) ed è basata sulla valutazione di sette indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti; tasso di utilizzo di materia riciclata; produttività delle risorse; rapporto tra produzione dei rifiuti e consumo di materiali; quota di da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; riparazione; consumo di suolo.
Il nostro Paese brilla per riciclo dei rifiuti e circolarità dei materiali, molto al di sopra della media europea.
Arranca invece sui RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), per i quali ci collochiamo al quartultimo posto in Europa, raccogliendo circa la metà di quanto dovremmo per essere in linea con gli obiettivi UE.
Oltre ai RAEE, l’Italia è indietro anche per il riciclo di batterie (pile portatili, batterie per avviamento veicoli, batterie industriali) e accumulatori. In Italia ci si limita al recupero delle pile portatili, dove comunque i numeri restano inferiori al tassi minimo imposto dalla UE.
Gli impianti di recupero dei rifiuti elettronici accreditati in Italia sono ben 46, per un totale di 135 linee di produzione, mentre il problema reale è in fase di raccolta, laddove le aziende di distribuzione ritirano i grandi elettrodomestici dismessi senza poi classificarli in modo corretto per aggirare gli adempimenti, mentre i piccoli apparecchi addirittura finsicono nella raccolta indifferenziata senza neppure essere consegnati ai produttori o rivenditori per il corretto smaltimento.
Un trend aggravato dalla massiccia dipendenza italiana dall’estero per quanto riguarda le materie prime critiche, importate al 99%.