La direttiva europea approvata dal Parlamento UE per ridurre il consumo energetico nel settore immobiliare comporterà ingenti interventi per il patrimonio residenziale italiano, che entro il 2030 dovrà raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E per poi salire alla D entro il 2033.
Lo scenario non è roseo, se si tiene conto che il 62% dei 34 milioni di edifici residenziali rientra nelle due classi energetiche più basse, la F o la G. Gli interventi di efficientamento energetico necessari per allineare le abitazioni alle direttive comunitarie, infatti, rischiano di essere molto onerosi.
Secondo gli esperti, ad esempio, per un appartamento in condominio risalente agli anni Ottanta il costo di efficientamento energetico potrebbe incidere per 600 euro a metro quadro, quindi 60mila euro per una casa di 100mq.
Un aiuto per finanziare questi interventi obbligatori arriva dai cosidetti mutui green: si tratta di tradizionali prestiti ipotecari, offerti da quasi tutte le banche, che hanno come finalità il finanziamento all’acquisto di una casa ad alte prestazioni energetiche, ma anche la progettazione o ristrutturazione di una casa a basso impatto ambientale.
Il mutuo green si presenta vantaggioso anche dal punto di vista economico, essendo caratterizzato da tassi di interesse inferiori e da detrazioni fiscali. Per le case già in classe energetica A o B, inoltre, è possibile beneficiare anche di uno sconto dello 0,10% sul tasso di interesse medio.
Stando alle rilevazioni dell’Ufficio Studi di Telemutuo, per esempio, su un finanziamento ipotecario green del valore di 100mila euro in 20 anni si potrebbe ottenere un risparmio complessivo di circa 1.440 euro rispetto a un mutuo tradizionale.