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Decreto CER: guida ai nuovi incentivi alle Rinnovabili

di Barbara Weisz

13 Marzo 2023 11:53

Decreto CER ai nastri di partenza: incentivi alle comunità energetiche rinnovabili con tariffe incentivanti e contributi a fondo perduto.

Decarbonizzazione entro il 2030 e autonomia energetica: sono i due obiettivi del Decreto CER, di cui si attende l’approvazione da parte della Commissione UE. Il ministro dell’Ambiente ha inviato il testo a Bruxelles ad inizio mese per il necessario via libera.

Il provvedimento regolamenta le CER – Comunità energetiche rinnovabili, stabilendo anche come funziona il meccanismo di incentivazione. Si avvia dunque a conclusione un provvedimento che ha richiesto un lungo iter (è l’attuazione di una legge del 2021, dlgs 199/2021) e che è stato anche sottoposto a consultazione pubblica.

Vediamo i dettagli in base alle anticipazioni fornite dal MASE.

Rinnovabili: incentivi alle CER

Le Comunità energetiche rinnovabili prevedono la creazione di un’associazione fra cittadini, imprese, enti (ci sono diverse forme giuridiche percorribili), che ha l’obiettivo di produrre energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo. Le caratteristiche delle CER sono dettagliate dall’articolo 31 del dlgs 199/2021. L’energia prodotta è utilizzata prioritariamente per l’autoconsumo istantaneo in sito ovvero per la condivisione con i membri della comunità, mentre l’energia eventualmente in eccesso può essere accumulata e venduta anche tramite accordi di compravendita di energia elettrica rinnovabile, direttamente o mediante aggregazione.

La legge stabilisce anche requisiti precisi per gli impianti, che possono avere potenza complessiva fino a 1 MW, devono essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (ci sono poi regole particolare per gli impianti esistenti). Non ci sono paletti relativi alle tipologia di impianti rinnovabile, può essere fotovoltaico, eolico, a idroelettrico, biomasse, o utilizzare qualsiasi tecnologia per l’energia pulita.

Il nuovo Decreto CER

Il nuovo Decreto CER, di cui si attende l’approvazione Ue per l’entrata in vigore, prevede due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto.

Tariffa incentivante

L’incentivo in tariffa riguarda tutto il territorio nazionale e può agevolare fino a 5 GW complessivi entro il 31 dicembre 2027. La comunità energetica deve presentare domanda entro la fine del 2024.

Non ci sono al momento certezze sulla tariffa incentivata: il documento in consultazione prevedeva 110 euro/MWh, con correzioni per determinate zone in base ai fattori climatici come sole e vento (+ 4 euro/MWh in Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo, e + 10 euro/MWh per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto). Ci sono però altre bozze in base alle quali si parla di tariffe articolate in base alle potenza (100, 110 o 120 euro MWh).

Attenzione: la tariffa incentivante viene attribuita alla sola quota di energia prodotta dall’impianto e condivisa all’interno della configurazione, non all’eventuale parte di energia prodotta che viene invece venduta.

Contributo a fondo perduto

Il contributo a fondo perduto riguarda invece l’installazione di impianti nei comuni sotto i 5mila abitanti. Arriva fino al 40% dell’investimento, che può riguarda un nuovo impianto oppure il potenziamento di uno esistente.

E’ finanziato con i fondi del PNRR, punta a realizzare una potenza complessiva di almeno 2 GW fino al 30 giugno 2026  giga watt e una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora ogni anno.

Chi sceglierà di associarsi ad una Comunità, dovrà innanzitutto individuare sia un’area dove realizzare l’impianto con tecnologie rinnovabili che altri utenti connessi alla stessa cabina primaria.

Il soggetto gestore della misura è il GSE che potrà verificare preliminarmente l’ammissibilità dei soggetti interessati al fine di garantire la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura.