Con il caro bollette che incombe su imprese e famiglie, l’attenzione è concentrata sulle fonti rinnovabili e sulla possibilità di ricorrere all’autoconsumo elettrico, utilizzando nella propria abitazione, ufficio o stabilimento produttivo l’energia elettrica prodotta autonomamente ricorrendo a un impianto alimentato fotovoltaico. Ma come funziona l’autoconsumo elettrico e quanto kW servono per rendere autonomi energicamente una casa o un ufficio?
Vediamo in questa guida in forma di FAQ come si calcola l’energia per l’autoconsumo, quanto costa un’impianto e come valutare la convenienza rispetto allo scambio sul posto.
Come funziona l’autoconsumo elettrico?
Tutta l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto alimentato da energia solare, eolica o altra fonte rinnovabile, viene utilizzata ’autoconsumo, tutta l’energia prodotta per far fronte ai fabbisogni energetici della propria abitazione, del proprio immobile commerciale o stabilimento produttivo. Se riesce a coprirli per intero, è possibile staccarsi dalla rete elettrica, mettendosi al riparo dalla fluttuazione dei prezzi delle bollette, anche del gas se si ricorre all’elettricità anche per cucinare (con piani di cottura a induzione, ad esempio), produrre acqua calda e provvedere al riscaldamento dell’immobile.
Va però precisato che, solitamente, con gli impianti fotovoltaici privati si riescono a raggiungere livelli di autoconsumo del 20-30% (alcuni riescono ad arrivare anche 50%) dei kWh prodotti e consumati al momento. Per alzare queste percentuali, puntando all’indipendenza energetica, è necessario puntare su un sistema di produzione di energia rinnovabile con accumulo, perché consente di ridurre gli sprechi (si pensi ad esempio a chi per chi resta fuori casa tutto il giorno) e di immagazzinare l’energia prodotta e non utilizzata istantaneamente, per poterne usufruire nelle ore serali e nelle giornate meno assolate.
=> Pannelli fotovoltaici con accumulo: quanto si risparmia
Quanti kW fotovoltaici servono per una casa?
La dimensione dell’impianto, ad esempio il numero di pannelli fotovoltaici da installare sul tetto dell’immobile, o su un balcone, dipende dai consumi energetici e da caratteristiche tecniche della casa. Solitamente, per quanto riguarda i pannelli solari, si considera una media di 1 mq di pannello solare ogni 10 mq di superficie abitabile. Per fare un esempio concreto, per una famiglia di 4 persone, con un consumo medio annuo fino a 3500 kWh, potrebbero servire 12-14 pannelli per garantire l’autoconsumo elettrico.
Quanto costa mettere 6 kW di fotovoltaico?
Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, un singolo pannello costa sui 1.500-2.000 euro/kW + IVA al 10% a cui aggiungere il costo dell’inverter, le spese accessorie e i costi di installazione. Il prezzo di un impianto fotovoltaico da 6 kW va da un minimo di 9.000 a un massimo di 15.000 euro più IVA. Ovviamente il prezzo varia in base alla tipologia (tradizionale o con batterie d’accumulo). Un impianto da 6 kW con accumulo, ad esempio, solitamente costa sui 18mila euro.
Non bisogna però dimenticare che il costo dell’impianto viene recuperato in pochi anni di risparmio sulle bollette (generalmente si riesce a rientrare del costo dell’investimento in un periodo che va da 4 a 8 anni) e che oggi esistono ancora diversi bonus energia che consentono ai privati di ammortizzare i costi legati alla realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio, il che rende l’autoconsumo ancora più conveniente:
- i privati possono ottenere detrazioni IRPEF che vanno dal 50% del costo di realizzazione dell’impianto rinnovabile previsto dal Bonus Ristrutturazioni, al 65% dell’Ecobonus, potendo anche contare sul Superbonus;
- le imprese, in alcuni casi, possono contare sul super-ammortamento del 130% del valore dell’investimento.
Autoconsumo o scambio sul posto?
Autoconsumo e scambio sul posto sono due concetti di cui si sente molto parlare, ma soprattutto discutere sulla convenienza dell’uno piuttosto che dell’altro. Finora abbiamo parlato di cosa è l’autoconsumo, come funziona e i suoi vantaggi. Vediamo quindi di capire cosa è lo scambio sul posto.
Come funziona lo scambio sul posto?
Si tratta di un’altra modalità per gestire l’energia pulita prodotta dagli impianti rinnovabili, facendola diventare una fonte di guadagno: l’energia prodotta e non consumata viene immessa nella rete, dando accesso ai meccanismi incentivanti gestiti dal GSE. In prativa vi è una compensazione tra energia prelevata, pagata normalmente in bolletta, e energia immessa nella rete.
Questa garantisce un rimborso dell’energia prelevata pari circa al 70% dell’importo, perché vengono esclusi gli oneri di sistema e le imposte, più dà diritto ad un corrispettivo per il quantitativo di energia immessa, erogato come acconto o conguaglio su base semestrale.
Ovviamente, anche in caso di scambio sul posto, l’autoconsumo è un elemento fondamentale per risparmiare sui costi delle bollette, perché riduce il prelievo di energia dalla rete.
Come si calcola l’autoconsumo?
Come calcolare quanta dell’energia che produco viene direttamente consumata dalla mia utenza? Per calcolare l’autoconsumo , in caso di scambio sul posto, possono essere utilizzati due contatori elettrici, uno posto “a valle” dell’impianto fotovoltaico, o in generale a energia rinnovabile, che misura tutta l’energia immessa e prelevata dalla rete, e un contatore “a monte” (dopo l’inverter e prima dell’impianto elettrico domestico), che misura l’energia prodotta dall’impianto. Sottraendo dall’energia prodotta l’energia immessa in rete si ottiene l’energia autoconsumata.
Conviene più lo scambio sul posto o l’autoconsumo?
Alla domanda “conviene più l’autoconsumo o lo scambio sul posto?”, la risposta non può essere univoca, perché la convenienza maggiore dipende da molteplici fattori (profilo di consumo, ubicazione dell’immobile, etc.).
Lo scambio sul posto conviene quando è frequente che l’energia prodotta dall’impianto (fotovoltaico, eolico ecc.) sia superiore ai consumi; inoltre questo sistema di gestione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non lascia mai senza energia, perché si può accedere a quella presente sulla rete elettrica al momento del bisogno con un prezzo finale agevolato. Lo svantaggio è quello di rimanere legati alla rete elettrica, rimanendo vincolati al al pagamento della bolletta, se contare che l’energia prelevata dalla rete non è green.
L’autoconsumo sembra la migliore soluzione per abbattere le bollette e svincolarsi dal caro energia ma, per rendersi davvero autosufficienti è necessario effettuare investimenti abbastanza elevati e dimensionare adeguatamente l’impianto, per evitare di rimanere senza energia.
Cosa sono le Comunità Energetiche?
Per ovviare alle problematiche legate all’autoconsumo e, in particolare, al rischio di rimanere senza corrente, inizia a farsi strada, anche in Italia, il concetto di condivisione dell’energia. Si tratta fondamentalmente di creare delle reti tra utenti – le cosiddette Energy Community (o Comunità Energetiche) – che si scambiano l’energia pulita autoprodotta con gli impianti rinnovabili, a prezzi agevolati e concordati. Tali scambi tra gli utenti delle Energy Community vengono gestiti da apposite piattaforme.