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Automotive nel Recovery Plan: incentivi, regole e investimenti green

di Anna Fabi

30 Marzo 2021 09:00

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Le richieste Automotive per la mobilità green nel Recovery Plan: eco-incentivi, più elettrico e idrogeno, nuove regole su bollo auto e fringe benefit.

Da anni le case automobilistiche e l’intera filiera Automotive stanno investendo sulla svolta “green” della mobilità, guidando la transizione ecologica italiana. Ora però la pandemia da Coronavirus ha colpito duramente questo settore, risollevato solo in parte dai provvedimenti economici in chiave anti Covid-19 e dagli incentivi statali per il rlancio dei consumi. Ecco perché, per “imprimere una svolta decisiva per lo sviluppo della mobilità del nostro Paese in direzione della sostenibilità ambientale ed economica”, le principali Organizzazioni del settore automotive (ANFIA, FEDERAUTO, UNRAE) chiedono al Governo nuove urgenti misure incentivanti, da attuare anche grazie al Recovery Plan. Vediamole in dettaglio.

Effetto Covid sull’Automotive

Di seguito i principali dati dell’impatto della pandemia da Coronavirus sul settore: per le autovetture la perdita è stata pari a -27,9%, per i veicoli commerciali -15,1%, per i veicoli industriali -14,4%, per i rimorchi e semirimorchi -21,7%, per gli autobus -24,8%; le ore di cassa integrazione 2020 sono state quasi 100 milioni, oltre il doppio del 2019 (per l’intero settore industriale, totale CIG di circa 3 miliardi di ore).

L’effetto degli eco-incentivi

Gli incentivi introdotti dal Governo sono riusciti, almeno in parte, a mitigare il calo delle immatricolazioni. Nel 2020 a fronte di un contestuale incentivo, sono state rottamate 125.000 vetture vetuste ed inquinanti ed il risparmio è stato di oltre 61mila tonnellate di CO2/anno. Ma il beneficio delle misure di sostegno è terminato presto, e “la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita”, sottolinea il Presidente di FEDERAUTO, Adolfo De Stefani Cosentino:

  • gli incentivi per i veicoli commerciali si sono esauriti in pochi giorni; quelli per le autovetture sono in via di esaurimento.

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E intanto “nonostante l’avvio della transizione verso la sostenibilità, l’Italia ha ancora il parco circolante autovetture tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in UK e i 9 anni in Germania e Francia. All’attuale ritmo di sostituzione, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni. Ancora più elevata l’età media dei veicoli industriali (13,6 anni), dei veicoli commerciali (12,5 anni) e degli autobus (12 anni)”.

Le richieste al Governo

Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA, spiega che “la mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi”. Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori”. Per questo le tre Associazioni chiedono al Governo un piano strategico per la filiera Automotive:

  • nuovi strumenti di politica industriale “per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità green, compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese”, evidenzia Michele Crisci, Presidente UNRAE;
  • il rifinanziamento urgente degli eco-incentivi in esaurimento, da rendere strutturali quanto meno fino al 2026, aggiungendo ulteriori misure per incentivare il rinnovo delle flotte aziendali e del parco parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone;
  • misure una spinta significativa all’elettrificazione dei veicoli e agli investimenti in nuove tecnologie;
  • diffusione delle infrastrutture di ricarica;
  • misure che pongano  attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno;
  • una riforma fiscale sul settore, in particolare per le auto aziendali, a sostegno delle imprese italiane penalizzate rispetto agli altri Paesi europei: “la quota delle auto aziendali sul mercato italiano è la più bassa (36%) se confrontata con quella di Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%), Francia (53,1%) e Spagna (49,8%) e un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’IVA per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green, non è più rinviabile”, spiega il il Presidente FEDERAUTO;
  • una rimodulazione del bollo auto in chiave green;
  • misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto;
  • modifiche alla normativa sulle autovetture aziendali in fringe benefit, adeguandola ai nuovi valori di emissione di CO2 in WLTP;
  • programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una rinnovata offerta di servizi formativi;
  • estensione del Piano Transizione 4.0, incentivi per l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity.