“Stiamo costruendo una legge di accelerazione più che di semplificazione del PNRR“. E ancora: “quando il governo ogni anno farà la legge di bilancio, il ministero dovrà poter bollinare in maniera vinocolante la sostenibilità ambientale di ogni misura. In futuro ci verrà richiesto se dobbiamo convincere i mercati a investire nel nostro debito. Ma ora la cosa più urgente è cambiare le procedure autorizzative”, così il ministro Roberto Cingolani, a margine dell’invio a Bruxelles del Recovery Plan italiano, in attesa di ricevere i fondi per l’avvio dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Quella green è una sfida trasversale all’intera programmazione, che richiede non soltanto interventi mirati per la trasformazione ecologica del Paese ma anche per una declinazione in chiave di sviluppo sostenibile per tutti i nuovi investimenti, in linea con gli obiettivi europei. E soprattutto meno burocrazia.
La Missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, dispone degli stanziamenti più ingenti di tutto il PNRR ma per portare a termine gli interventi servità una rivoluzione anche di tipo amministrativo, con nuove regole per sveltire e semplificare le procedure. Circa 5 miliardi saranno dedicati ad agricoltura ed economia circolare, 15 miliardi per la tutela dei territori e delle risorse idriche, altri 15 miliardi per l’efficienza energetica degli edifici e circa 24 miliardi per la transizione energetica e la mobilità sostenibile.
Investimenti green nel PNRR
Partiamo dai progetti nel Recovery Plan. Economia circolare ed agricoltura sostenibile, energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, tutela del territorio e della risorsa idrica: sono dunque questi i filoni intorno ai quali si sviluppano i progetti del PNRR che riguardano la transizione ecologica. E, come ha spiegato il ministro Roberto Cingolani già nelle scorse settimane, in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato, sono stati istruiti il 50% dei progetti green previsti.
Particolarmente ambizioso l’obiettivo sulle energie rinnovabili, il 72% al 2030, per raggiungere il quale bisogna «potenziare la ricerca e la produzione in Italia di tecnologie per la decarbonizzazione, per non dover dipendere dall’estero in questo settore strategico, e rendere più sostenibile la filiera agroalimentare». In generale, ha spiegato Cingolani in un’altra audizione, sempre al Senato, sulle linee programmatiche del suo ministero, in molti ambiti della transizione ecologica «i target italiani sono più ambiziosi di quanto sarebbe derivato dalla semplice attuazione della metodologia comunitaria di preassegnazione (soprattutto nel settore dei trasporti)».
Nei prossimi mesi verrà rinforzato il PNIEC, piano nazionale integrato energia e clima, che individua i target al 2030, rafforzando le linee di azione insieme alle riforme richieste per un’efficace attuazione del Recovery Plan. Sulle energie rinnovabili, «occorre definire il decreto – atteso ormai da anni – relativo agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (cd. FER2) ed estendere la durata temporale del cosiddetto FER1, al fine di consentire nuove procedure di asta o registro anche dopo settembre 2021».
Altre azioni: decreto interministeriale per incentivare gli impianti a biogas entrati in esercizio prima del 2007 che non godono di altri incentivi pubblici, modifica della disciplina dei controlli e delle sanzioni in materia di incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili di competenza del Gestore dei Servizi Energetici (GSE), recepimento della direttiva UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili e individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a energia rinnovabili, decreto che definisce gli obiettivi del meccanismo dei certificati bianchi, Strategia per la riqualificazione del parco immobiliare nazionale (STREPIN), energia rinnovabili per la mobilità sostenibile (trasporti, con la promozione di biocarburanti, biometano e idrogeno), mobilità elettrica (tecnologia degli accumuli, filiera nazionale delle batterie, ricerca), infrastrutture di ricarica elettrica per forniture di imprese (finanziate dal decreto semplificazioni), idrogeno.
Queste sono azioni che riguardano in generale le linee programmatiche del ministero. Specificamente sul PNRR, fra gli obiettivi green Cingolani sottolinea innanzitutto la semplificazione degli iter autorizzativi degli impianti rinnovabili (oggi dai quattro ai cinque anni). Il tema del permitting è in realtà più ampio, e richiede secondo il ministro correttivi ispirati alle migliori pratiche amministrative nazionali. Al momento, l’efficienza realizzativa di nuove iniziative (come le installazioni rinnovabili) è stata pari a circa un decimo di quanto programmato. Altro dato emblematico, sulle aste per gli impianti rinnovabili (di cui occorre rivedere il meccanismo): «in Spagna la domanda relativa agli impianti eolici è stata tre volte superiore all’offerta, mentre in Italia è stata aggiudicata meno di un quarto della capacità messa a gara». Per fare riferimento alle best practice, l’esempio di governance è rappresentato dal Modello Genova per il ponte San Giorgio: «un sistema di procedure autorizzative che elevi drasticamente i risultati realizzativi dei progetti di intervento pubblico e incentivi e semplifichi l’intervento e il partenariato privato».
Le altre priorità green per il PNRR:
- green procurement (la capacità di individuare la sostenibilità di un progetto),
- governance dell’efficientamento energetico;
- dissesto idrogeologico;
- strumenti di gestione dei rifiuti per ridurre il conferimento in discarica.
Ricordiamo brevemente che fra le sei missioni in cui si articola il PNRR ce ne sono due che riguardano il settore green: rivoluzione verde e transizione ecologica e infrastrutture per la mobilità sostenibile. Il tema è poi trasversale alle altre missioni, dalla coesione territoriale (transizione ecologica nell’ambito del Piano Sud 2030), sanità (tutela della salute e sostenibilità), digitalizzazione.