Nella notte tra il 29 ottobre e il 30 ottobre (ultima domenica del mese) si passa dall’ora legale all’ora solare in Italia: le lancette dell’orologio si spostano in avanti di un’ora (UTC+1), con impatto sui consumi energetici.
Passaggio ora legale/solare: pro e contro
Da alcuni anni si discute in effetti della possibilità di dire addio al passaggio ora legale/solare: più ore di luce durante il pomeriggio ridurrebbero la necessità di illuminazione e riscaldamento presso le sedi produttive; di contro, la mattina sarebbe più buia con la necessità di ulteriore illuminazione pubblica, ma trattandosi di ore pre-lavorative, l’impatto sui consumi di uffici e fabbriche, ad esempio, sarebbe di gran lunga minore.
Una Consultazione pubblica UE e condotta nel 2018-2019 si era tradotta a suo tempo in un plebiscito in questo senso: su 4,6 milioni di cittadini europei interpellati, l’84% aveva chiesto di eliminare il cambio annuale dell’ora, da solare a legale e viceversa.
Mantenere l’orario legale d’inverno consentirebbe di beneficiare di giornate di luce solare “più lunghe” (pur se al costo di mattine più scure), così da sfruttare meglio il tardo pomeriggio negli uffici. Ad accusare la perdita di ore di luce al mattino, invece, sarebbero le aziende agricole.
Stime sui risparmi
Secondo uno studio a cura del Centro Studi di Conflavoro PMI, mantenere l’ora legale farebbe invece risparmiare 2,7 miliardi di euro nel 2023 sui consumi dell’elettricità, applicando gli attuali prezzi alle 147 ore di luce naturale in più che si guadagnerebbero mantenendo l’ora legale. Il beneficio economico stimato andrebbe a vantaggio delle casse dello Stato e di quelle dei provati, famiglie e imprese.
Secondo alcuni studi dell’Europarlamento precedenti ai rincari energetici, il cambio di orario faceva guadagnare in media nella UE lo 0,34% dell’energia consumata a livello UE, seppur con variazioni significative tra gli Stati. In Italia, secondo i dati del gestore della rete elettrica nazionale Terna, i sette mesi di ora legale comportavano una riduzione nei consumi di corrente elettrica di circa 420 milioni di chilowattora ogni anno (erano 567 milioni nel 2017 e 640 milioni nel 2009).
Dal 2004 al 2021 il risparmio è stato di circa 1,8 miliardi di euro. Considerando però i prezzi attuali, il risparmio 2022 e 2023 sarebbe di molto maggiore.