La guerra degli incentivi tra Governo e imprese potrebbe trasformarsi in una battaglia tutta interna alle Rinnovabili: quelle elettriche contro quelle termiche.
Dopo aver ascoltato la relazione annuale di Guido Bortone, presidente dell’Autorità per l’Energia elettrica e il Gas (AEEG), le associazioni di categoria temono che vengano messi in sterile competizione.
Come spiegato da Bortone alla Camera dei Deputati:
In un contesto di risorse scarse come quello attuale, solo un ridimensionamento dei futuri incentivi “elettrici” può consentire di trasferire risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili termiche e all'efficienza energetica, nell'auspicio di poter così cogliere anche i punti di forza dell'industria italiana in tali settori.
Non solo: le poche risorse ancora disponibili devono essere allocate proprio là dove maggiori sono le possibilità di resa, secondo criteri di selettività , in ragione dell'efficacia.
Parole che sono suonate come ben più di un campanello di allarme per chi rappresenta gli interessi delle rinnovabili elettriche (Eolico, Fotovoltaico, Idroelettrico e Biomasse). Tanto che le maggiori associazioni del settore hanno deciso di prendere parola con un comunicato congiunto a firma di ANEV, ANIE-GIFI, APER, Assosolare e ISES Italia in cui si esprimono senza peli sulla lingua:
Appare evidente che il Presidente Bortone, in più di un passaggio della relazione annuale presentata il 27 giugno scorso a Montecitorio, sia fortemente convinto di voler mettere in competizione tra loro le diverse fonti rinnovabili e che sia necessario sottrarre risorse alle rinnovabili elettriche per favorire invece le energie rinnovabili termiche e l’efficienza energetica, senza una ben precisa visione strategica del comparto industriale esistente che è tra i più attivi al mondo.
Che Bortone fosse un sostenitore dei tagli agli incentivi, in realtà , lo si sapeva già da parecchio: più volte da quando è in carica si è espresso a favore di una riduzione dei sussidi e contro uno sviluppo eccessivo di queste fonti di energia.
Dietro questa guerra di dichiarazioni, però, c’è un cambiamento nel mercato elettrico nazionale che sarebbe errato sottovalutare. Le rinnovabili elettriche – Fotovoltaico in primis – stanno erodendo giorno per giorno quote di mercato alle centrali termoelettriche.
Gli ultimi dati disponibili, pubblicati dal GME e riferiti a maggio 2012, parlano chiaro. Sul totale dell’energia venduta in Italia in quel mese, già in calo a causa della contrazione dei consumi dovuti alla crisi economica, le rinnovabili salgono e il termoelettrico scende in picchiata.
Questo il mix energetico italiano di maggio 2012(rispetto a maggio 2011):
- Gas naturale 38% (50,9%)
- Rinnovabili 37,7% (25,6%)
- Carbone 11,7% (10,3%)
- Altre 11,3% (11,2%)
- Pompaggi 1,3% (2%)
Questo il mix tra le Rinnovabili:
- Idroelettrico 18,8% (17,2%)
- Solare 13,4% (3,6%)
- Eolico 3,3% (2,6%)
- Geotermico 2,2% (2,1%)
Con questi numeri è difficile negarlo: è in corso un radicale cambiamento dell’industria energetica italiana che lascerà sul campo di battaglia morti e feriti. E, ovviamente, tutti vogliono essere vincitori. Sottrarre risorse alle rinnovabili elettriche vorrebbe dire congelare la situazione esistente, risparmiare denaro per gli incentivi alle rinnovabili termiche, e permettere al termoelettrico di sopravvivere.
Ma non è neanche così semplice perché, se veramente venisse predisposto un Conto Energia Termico e incentivi sostanziosi per il risparmio energetico anche il consumo elettrico complessivo calerebbe ulteriormente. Sempre a danno delle fonti fossili, visto che le rinnovabili hanno la priorità di dispacciamento sulla rete elettrica.
Tutto questo, va ricordato, senza che l’Italia abbia alcuna reale strategia energetica nazionale. Si naviga a vista, quindi, e si guarda il cielo. Che, ogni volta che è terso, per i vecchi big dell’energia è quanto mai tempestoso.