Reso noto l’aggiornamento del Corporate Credit Risk Research prodotto da CRIF Rating Agency: il tasso di default delle imprese ha raggiunto quota 6,6% nel IV trimestre 2014, si prevede una graduale diminuzione del rischio di credito solo dal 2016. Il massimo tasso di default a 12 mesi per le imprese non finanziarie è stato raggiunto nel II trimestre 2013 (circa l’8% ) dopo il 2008, in seguito alla crisi dei debiti sovrani euro, nel 2007 era del 5,5%.
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Si tratta dell’indicatore primario dell’andamento del rischio di credito che tiene conto degli eventi pubblici di default, le nuove sofferenze e i ritardi di più di 90 giorni nei pagamenti su linee di credito detenute presso il sistema finanziario nel periodo di osservazione. Ad impattare sull’economia reale del Paese, ovviamente, la recente crisi finanziaria globale che ha comportato una riduzione della produzione industriale di oltre il -20% nel 2014 rispetto al 2007, ovvero al periodo pre-crisi, e a un tasso di disoccupazione più che raddoppiato rispetto al 2007 (13% a fine 2014). Situazione che ha reso difficile l’accesso al credito delle imprese italiane, PMI in prima linea.
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Le imprese operanti in diversi settori hanno mostrato un differente andamento del rischio e, allo stesso modo, vi sono differenze a livello territoriale e dimensionale. Più in particolare tra il II trimestre 2007 e il IV trimestre 2014 le PMI hanno fatto registrare un tasso di default medio di circa 170 punti base superiore a quello delle imprese maggiori. Questa dinamica, si legge nel Rapporto CRIF:
“Trova spiegazione nel fatto che le PMI sono penalizzate in ragione della maggiore concentrazione in settori a rischio di credito elevato, come ad esempio quello delle costruzioni, ma va sottolineato come mostrino comunque tassi di default medi più alti a prescindere dall’industria di appartenenza”.
A livello territoriale mostrano un minor rischio le imprese localizzate nelle regioni del Nord Italia. Ad esempio, fra il II trimestre 2007 e il III trimestre 2014 le società del settore “heavy manufacturing” nella macro-area “Sud e Isole” hanno mostrato un tasso di default pari a 1.7 volte rispetto a quello delle imprese attive nello stesso settore ma operanti nel Nord Est del Paese.
Per quanto riguarda il futuro, non si attende una riduzione significativa del tasso di default aggregato durante l’anno in corso mentre si prevede una graduale diminuzione nel 2016:
«Nel complesso la riduzione del rischio di credito nel 2015 sarà ancora ostacolata dagli effetti del prolungato crollo della produzione industriale e dall’elevato e persistente livello di disoccupazione in Italia nel 2014 – commenta Tommaso Mascagni, analista di CRIF Rating Agency e autore della ricerca – e solamente la graduale ripresa economica che andrà consolidandosi nel 2015 e la politica monetaria accomodante in Europa incideranno positivamente sui tassi di default, ma solo a partire dal 2016».
(Fonte: CRIF Rating Agency).